Politica

Fascistometro sondaggio de L'Espresso. Da ridere e utenti rischio tracciamento

Antonio Amorosi

L'Espresso e la scrittrice Michela Murgia fanno sondaggio: Quanto gli italiani sono fascisti. Comicità involontaria e gli utenti rischiano di essere tracciati

 

Con il governo gialloverde in Italia è tornato il fascismo. Lo so, non ve ne eravate accorti, ma da tempo immemore ce lo spiegano i giornali della sinistra italiana, anche da prima delle elezioni, cioè da quando la Lega di Matteo Salvini ha iniziato a crescere vorticosamente. Così è rinato con vigore il grande sport italiano: antifascisti contro fascisti. Niente di strano, siamo nel solco dei grandi classici del bene contro il male, stile “guardie e ladri”, “Braccio di ferro contro Bruto” o del più cinematografico “Batman contro Joker”.

Su questa falsariga abbiamo potuto apprezzare pochi giorni fa la performance di indubbia intelligenza e gusto della militante di Forza Nuova Selene Ticchi, già candidata sindaco di Budrio (Bologna) per Aurora Italiana, che ha sfoggiato sulla maglietta che indossava la scritta "Auschwitzland", come irrisione al mondo ebraico e all'ex campo di sterminio nazista. Funziona così: nella società dello spettacolo un gesto ripugnante e ignobile può aver il suo quarto d'ora di celebrità. E dall'altra parte si rinvigorisce la grande messa in scena, la lotta del bene contro il male, della cultura contro gli ignoranti, della sinistra contro la destra.

Un passo in più lo fa L'Espresso del gruppo Gedi (De Benedetti) che dall'alto della sua cultura lancia un sondaggio su quanto siamo tutti fascisti: il fascistometro di Michela Murgia, la nota scrittrice sarda amata da Corrado Augias, una che nei suoi saggi scrive cose così: “Viviamo in una società a matrice centrifuga, e questa parola crea la realtà che descrive: è il concetto stesso di centro che genera i suoi margini e dunque, come ne fosse l'inevitabile conseguenza, dà forma anche ai suoi emarginati”.

Eh?

Il fascistometro della Murgia è composto da 65 risposte tra cui scegliere, da spuntare, le classiche frasi fatte in cui ci potremmo rivedere: “Non sono profughi, sono migranti economici” oppure “Bisogna capire che la gente è stanca”, “Lo stupro è più inaccettabile se commesso da chi chiede accoglienza” o anche “Destra e sinistra ormai sono uguali” e ancora “I nostri nonni emigravano con già un lavoro”. Clicchi su quante risposte senti più tue e alla fine il sondaggio ti da il responso su il tuo grado di fascismo e cosa fare per aumentarlo.

 

Non l'hanno presa bene alcuni lettori che come Gabriverdi ha commentato così: “Manca una sessantaseiesima domanda: 'Vi viene mai in mente di misurare il fascismo degli altri con un test?'"

Con spirito, è proprio il caso di dirlo, è intervenuto Viajero: “Scemenze da salotto per la sinistra al caviale, chi risulta più fascista offre lo champagne a tutti”.

Ma non vanno dimenticati commenti come quello di Alberto M. Onori: “C'era una volta il senso dell'umorismo e il coraggio dell'autoironia. Tutto sparito. Non si sorride più. Che tristezza...!” 

O di Vins3660: “Quindi (per non citare altre amenità scritte) dire che i nostri nonni emigravano con già un lavoro (verità sacrosanta), deve far sospettare che si sia fascisti. Io direi che l'idea: 'Dire che i nostri nonni emigravano con già un lavoro (verità sacrosanta), deve far sospettare che si sia fascisti.' Indica una urgente necessità di TSO.”

 

Il sondaggio è un test contenuto nel libro “Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia pubblicato da Einaudi per misurare il grado di apprendimento raggiunto e i progressi fatti nel diventare fascisti. “Sessantacinque frasi, luoghi comuni, slogan. Spuntate quelle che vi sembrano di buon senso e leggete il risultato finale”, scrive il giornale.

 

Per carità, niente di male, ma probabilmente presi dalla foga di alzare i clic del loro sito o di pubblicizzare il libro, L'Espresso (o la società che per loro fa il sondaggio) si è dimenticato di scrivere che fine fanno e come vengono utilizzati i dati personali di chi partecipa al gioco. Certamente bravi, perché ad alcuni può ancora piacere questo giochino dei fascisti e degli antifascisti ma, per quanto il sondaggio sia anonimo, c'è l'obbligo delle disposizioni sulla privacy e sul sito non c'è alcuna indicazione. 

 

Il sondaggio è gestito dalla società SurgeyMonkey che sul suo sito parla di GDPR, il regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione europea. Ma menzionare la GDPR non equivale a rispettare la privacy di chi partecipa al sondaggio. Il tuo nome e cognome potrebbe essere associato alle risposte, risalendo all'identità attraverso l'IP e finire nelle mani di non si sa chi.

 

Abbiamo per questo chiesto un parere all'avvocato Massimo Melica, esperto in diritto applicato alle tecnologie: “Sappiamo che navigando sul web lasciamo delle tracce come numero IP, geolocalizzazione, addirittura nel caso dello smartphone anche il numero di telefono. In calce al sondaggio manca del tutto una informativa sul trattamento dei dati. Vero è che risulterebbe anonima la partecipazione ma sappiamo che i dati di navigazione possono essere sempre tracciati, lo saranno anche in questa occasione? Questo non è dato sapere, proprio per la mancanza di una idonea informativa. Al termine del sondaggio c’è un mero link alla Società che gestisce il servizio, collegandosi si accede al sito dell’azienda in cui, oltre a decantare la qualità dei servizi offerti, anche in ottica privacy, non fornisce sullo specifico sondaggio alcun chiarimento. Concludendo, la ratio della norma sulla protezione dei dati personali impone uno specifico trattamento per la protezione di quei dati che possano rivelare lo stato di salute, il sesso, le convinzioni religiose e politiche della persona, nel caso in esame questa protezione non c’è stata. Il Garante privacy farà bene ad attivarsi d’ufficio per un accertamento in forza dei suoi poteri.” 

 

Tra il serio e il faceto il deputato della Lega Gianluca Vinci (anche lui è un legale): “Se l'Espresso voleva fare un test scherzoso di carattere storico doveva prevedere i vari possibili orientamenti tra fascista, comunista, democristiano. Questa invece sembra una vera e propria etichettatura data da chi ritiene di avere un 'patentino' per giudicare gli altri e dare le pagelle, anche per questo motivo, visto il contenuto delle domande effettuate, è giusto che vi sia un assoluto rispetto delle normative e di ogni ulteriore accortezza in termini di tutela della privacy circa la raccolta, il trattamento e l'eventuale memorizzazione o cancellazione dei dati inseriti".