Politica
Finita la Seconda, inizia la Terza Repubblica dei cittadini
Il 4 marzo è finita la Seconda ed è iniziata la Terza Repubblica quella dei cittadini. Come sarà e come si svilupperà è tutto da vedere: di certo, al di là dei legittimi convincimenti politici di ciascuno, un'era si è chiusa: quella dei partiti tradizionali con le relative ideologie di riferimento conosciuti nella Prima e, in parte, nella Seconda Repubblica. E di conseguenza è andata in crisi la democrazia rappresentativa fondata sul sistema dei partiti tradizionali.
Si può dire che la Seconda Repubblica è iniziata a cavallo tra il crollo del Muro di Berlino (1989) e il governo di Giuliano Amato (1992) ed è finita con i due governi del Pd di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni: nel mezzo i due governi brevi di 'centro-sinistra' (1996 e 2006) di Romano Prodi e il decennio dei quattro governi di 'centro-destra' di Silvio Berlusconi, l'ultimo sotto la grande crisi o truffa finanziaria del 2008.
In questo lasso di tempo c'è stata una continua e penalizzazione, economica e sociale, delle condizioni di vita del mondo del lavoro: dai 92.000 miliardi (oggi 76,5 mld di euro) della legge finanziaria del '92 all'abolizione della 'giusta causa' per i licenziamenti, art.18 dello Statuto dei lavoratori, alla istituzionalizzazione della precarietà strutturale del lavoro (jobs act) esteso con stage studenteschi praticamente gratuiti.
Nel mezzo, il fiscal compact, il pareggio di bilancio in Costituzione, la controriforma delle pensioni (legge Fornero) fatta del governo tecnocratico di Mario Monti sostenuto da centro-sinistra (Pd) e centro-destra (Fi).
Insomma un quarto di secolo di ripetuti sacrifici e falcidia di beni e diritti a carico della vasta platea del mondo lavoro dipendente e del ceto medio (la middle class), che ha inevitabilmente generato un malessere sociale diffuso, acutissimo per i più giovani, i millennial che hanno vissuto la sinistra come 'nemico' e per Italia meridionale.
E' in questo sciagurato ventennio che si sono prodotte le intollerabili e devastanti diseguaglianze economico-sociali: l'impoverimento - materiale e immateriale - per i molti e l'arricchimento - senza limiti - i pochi.
In questo lasso di tempo gradualmente la sinistra sopravvissuta al crollo del Muro di Berlino e poi lo tsumani di Tangentoli, ha smarrito l'identità, in verità fragilissima, costruita sui quei valori universali che l'avevano elevata a stella poplare per milioni e milioni di esseri umani: uguaglianza, libertà, giustizia sociale, legalità, emancipazione, internazionalismo dentro la cornice che li conteneva, la 'riforma strutturale' del capitalismo nelle sue colorite espressioni di modernità, di consumismo sfrenato e di guadagni veloci e rapidi.
Il meno Stato, più mercato, il laissez faire, hanno trovato la sinistra accondiscendente, consenziente e complice di un disegno preciso: ridurre e eliminare le protezioni sociali, l'Welfare State, i diritti sociali acquisiti, le tutele del lavoro fattosi più precario e sottopagato, e sopprimere il collettivo della società per l'individualismo più spinto.
E' in questo vuoto di pensiero, di idee e di progetti per un modello di società per i molti alternativo a quello capitalistico per i pochi, che sono nati e cresciuti i movimenti populisti di destra e di sinistra: non sono perciò marziani nè extraterresti, ma figli di una sinistra che abbandonati quei valori universali inalienabili sui quali poggiava la sua ragione di esistenza, ha abdicato al suo ruolo e alla sua funzione storica.
Questa è stata ed è la causa principale del "flagello del neoliberismo", come acutamente denunciato dall'economista Andrea Ventura.
Ora invece di attardarsi sui rimpianti di ciò che poteva essere e non è stato e su spregevoli proclami denigratori contro 'il nemico alle porte' - vecchio clichè di una sinistra morta per insipienza e ostilità al cambiamento - si tratta di riprendere in mano il metodo della ricerca per andare "alla ricerca di una nuova socialità" come suggerisce Ventura.
La Terza Repubblica dei cittadini non è 'il male assoluto' - che tra l'altro non esiste come non esiste 'il bene assoluto' - nè tanto meno la fine della democrazia e della libertà. Il paese i suoi anticorpi li ha e sono - secondo il politologo e storico Giorgio Galli - solidi e ben consolidati.
Piuttosto colpisce l'assenza di qualsiasi seria, doverosa, obbligata riflessione - le droit d'inventaire - su quanto successo in questo sciagurato ventennio e di qualsiasi propensione alla ricerca di una alternativa culturale e politica credibile, praticabile, affidabile e, come propone Ventura nel saggio 'Il flagello del neoliberismo - Alla ricerca di una nuova socialità' per l'Asino d'oro edizioni, "su quali basi, oltre la morale religiosa, possa trovare fondamento la necessità storica di un nuovo patto sociale per lo sviluppo e il benessere di tutti".
Benessere che, chiarisce Ventura, "legato agli agi materiali, alla salute e al benessere del corpo, deve andare verso qualcosa di più complesso e anche di più difficile da perseguire, cioè verso un'idea di umanità dove la socialità abbia la sua piena affermazione".
E per l'economista ciò è possibile attraverso 'un nuovo pensiero', scaturito da una teoria sulla realtà umana, - "la teoria della nascita" di Massimo Fagioli - ben nota alla litigiosa, parcellizzata, inconcludente sinistra, che è sopravvissuta allo sciagurato ventennio: "la sua diffusione è la condizione per una dialettica sociale basata sulla non violenza e - dice l'economista - per l'affermazione di una società centrata sul valore sul rapporto interumano e non sugli oggetti materiali".
Se il M5S - come sostengono opinionisti e intellettuali - ha sbagliato, dopo esser stato scelto da 2-3 milioni di elettori di sinistra sui 10,7 milioni conquistati il 4 marzo, rispetto agli 8,6 del 2013, a scegliere di fare il governo con la Lega di Matteo Salvini, forte dei 5,7 milioni di consensi, più di 4 rispetto al 2013, saranno, come sempre, gli elettori, il popolo a decretarlo.
Come, del resto, hanno decretato la contemporanea sconfitta del Pd di Matteo Renzi passato dai 10 milioni del 2013 ai 6,1 del 2018, con in mezzo la debacle al referendum sulla de-riforma istituzionale del 4 dicembre 2016, e di Forza Italia di Silvio Berlusconi, scesa dai 7,3 del 2013 agli attuali 4,5 milioni.
Forse bisognerebbe imparare ad aver più rispetto del voto popolare e accettare che "non è il popolo che va cambiato" ma la classe politica che ignora e sbeffeggia i bisogni necessari per la sopravvivenza e le aspirazione indispensabili per la vita dignitosa cui hanno diritto i molti che non sono oggetti usa e getta, ma esseri umani dotati di un sentire e di un vedere dove si cela scarsa o nulla considerazione e inganno lucido e premeditato.