Politica

Governo e il gioco del cerino: cecchini in agguato pronti a sparare

Carlo Patrignani

Governo: Salvini, Di Maio, Berlusconi e Renzi: non si tratta solo di Palazzo Chigi, in ballo c'è la difesa del sistema dei partiti

Dei due giochi del cerino, quello praticato da tempo nello squallido e traballante agone politico non è tanto evitare di scottarsi, quanto di non finir sotto il fuoco dei cecchini in agguato accendendolo, come capitava, cento anni fa, durante la Prima Guerra Mondiale, ai fanti italiani in trincea: venivano raggiunti dai proiettili sparati dei cecchini austriaci al secondo o terzo passaggio di mano.

Si tratta ora di vedere chi possono essere i cecchini in agguato e chi i possibili fanti presi di mira: e 'la trincea' non può che essere il Quirinale, al di qua della Vetrata. I fanti in trincea che corrono il rischio di venire impallinati sono facilmente riconoscibili: Luigi Di Maio e Matteo Salvini che, tra baci e addii, abbracci e rotture, prendi e lascia, le stanno provando tutte pur di arrivare a Palazzo Chigi. Tra i cecchini in agguato pronti a imbracciare il fucile e sparare, sono riconoscibili: Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, con al seguito i plotoni plotoni di esecuzione.

La posta in gioco è troppo alta: non si tratta solo della poltronissima di Palazzo Chigi. In ballo c'è la difesa con le unghie e i denti del sistema dei partiti, ben conosciuto, che traballa e perde pezzi, trascinandosi dietro 'la democrazia rappresentativa': se prima erano i partiti, più o meno, tradizionali di sinistra (Pd) o di destra (Fratelli d'Italia) o quelli personali (Forza Italia) a influenzare e formare, con le loro ideologie di poche idee e molte promesse, le opinioni dei cittadini, oggi sono questi ultimi che si sono dati una organizzazione autonoma: 'i movimenti' anti-sistema e anti-elite, fondati sulla dichiarazione della partecipazione diretta.      

Per ora, a poco più di 40 giorni dal terremoto elettorale, c'è chi ha scelto - il Pd - di starsene seduto sulla riva del fiume in attesa di veder passare il corpo del nemico: quello di Di Maio e di Salvini; chi si adopera - Fi - per ripristinare lo status quo, ossia il patto del Nazareno con il Pd per bruciare sia il M5S sia la Lega. E c'è, infine, chi lavora sottotraccia per dar vita - sulle ceneri di Pd e Fi - a un 'movimento' di centro (sarebbe pronto il nome Avanti) sulla falsariga di 'En Marche' di Emmanuel Macron, sorto dalle macerie del Psf.

Per scongiurare l'ipotesi di un altro 'patto del Nazareno' - ad portas più di quanto si possa pensare - e disarmare i cecchini in agguato con i lrispettivi plotoni al seguito, ci vorrebbe un ampio, sonoro, chiaro sussulto dentro il Pd, alla Francesco Boccia: "[...] E' folle per il Paese l’accordo tra M5S e Lega. Non sono come qualcuno nel mio partito, che gioisce pensando che il M5S possa andare male: se andrà male, ne pagherà le conseguenze il Paese. Quando sento i miei compagni di partito dire 'vedrete come combineranno' il Paese penso che siano dei matti furiosi".

E Boccia è in ottima compagnia: l'economista e direttore dell'Earth Institute alla Columbia University, inserito fra i Time 100, Jeffrey D. Sachs sostiene "[...] Un'Italia pro-UE governata da una coalizione M5S-Partito Democratico potrebbe unirsi a Francia e Germania per riformare l'Ue; riconquistare una chiara voce di politica estera per l'Ue nei confronti di Stati Uniti, Russia e Cina; attuare una strategia per una crescita verde basata sull'innovazione. Per forgiare una simile coalizione, l'M5S dovrebbe adottare un programma economico responsabile e chiaramente definito, e i democratici dovrebbero accettare - scrive l'autorevole economista su Project Syndicate - di essere il partner minore di una forza ribelle non sperimentata. Una possibile chiave per la fiducia reciproca sarebbe che i democratici detengano il cruciale ministero delle finanze, mentre il M5S nomini il primo ministro".