Politica
Governo, stare senza governo non è affatto male. Ecco perché
A star senza un nuovo governo quindi non è di per se un fatto negativo
La deriva più insidiosa e perniciosa non è tanto "il protrarsi delle difficoltà oggettive" dei protagonisti - e non più dei partiti - a dar vita e formare il nuovo esecutivo, quanto "l'insensibilità della classe politica dirigente di capire che siamo a un passaggio della storia e di prender atto che il sistema, come lo abbiamo conosciuto, non c'è più".
E' la tesi del decano dei politologi italiani, uno dei più brillanti pensatori della sinistra, Giorgio Galli, per il quale "non si capisce perchè la parola 'popolare' è sempre positiva, mentre 'populista' è negativa a prescindere, nonostante il populismo di sinistra è una realtà sia in Europa che negli Usa".
In Francia c'è il movimento 'La France Insoumise' di Mélenchon, in Spagna 'Podemos', in Grecia 'Syriza', nel Regno Unito 'Momentum' che appoggia Corbyn di "for the many, not the few' e negli Usa il movimento 'Our Revolution' di Sanders e in Italia il M5S che ha fatto suoi alcuni grossi temi della sinistra: onestà, lotta alla corruzione e ai privilegi della casta, reddito universale di cittadinanza, riduzione dell'orario di lavoro.
A star senza un nuovo governo quindi non è di per se un fatto negativo. Il Belgio è sopravvissuto, e bene, ai 508 giorni, la Germania ai sei mesi e l'Olanda ai 208 giorni di assenza di un nuovo governo. La Spagna in 10 mesi è andata addirittura tre volte alle urne. Noi siamo a soli 40 giorni dal voto (4 marzo) e neanche a un mese dalle dimissioni (24 marzo) dell'ex-Premier, Paolo Gentiloni al quale il Presidente della Repubblica ha chiesto di restare in carica con il suo esecutivo per l'ordinaria amministrazione.
Perchè dunque tanta fretta di far il nuovo esecutivo, secondo il mantra sconfitto dal voto della 'governabilità senza morale', come ha teorizzato Eugenio Scalfari, che non ha fatto bene alla salute? Meglio prender tempo piuttosto che far un governo qualsiasi.
E' poi doveroso e del tutto legittimo che i protagonisti - e non più i partiti - abbiano il tempo necessario per disintossicarsi dai veleni e dalle polemiche astiose della campagna elettorale e per riflettere sui risultati di una competizione che ha stravolto, secondo Galli, "un sistema che ha sempre premiato rentier, borghesia finanziario-speculativa, ceti burocratico-parassitari che hanno fatto strame dello stato di diritto".
Un sistema oppressivo e iniquo proprio perchè basato sulla "governabilità senza morale", senza quei valori universali di uguaglianza, libertà e giustizia politica e sociale, propri della storia della sinistra.
Comunque quel che si starebbe profilando all'orizzonte è un governo a due: M5S e Lega, i due movimenti populisti premiati dal voto, per aver pescato, il primo, a sinistra e l'altro a destra e per il loro anticapitalismo, abbandonato da tempo dalla sinistra: e "gli elettori hanno reagito - è l'analisi di Galli - alle diseguaglianze e al perdurare delle rendite, e in questo hanno avuto un ruolo anche i giovani, i quali hanno usato l’unico strumento che avevano: il voto”.