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Politica
Il Conte e la preda

Conte, Elly Schlein prossima vittima

Un “assassino” politico si aggira tra i meandri vellutati di Montecitorio. Si tratta di un uomo che fino a qualche anno fa non conosceva nessuno. Un uomo che era uno sconosciuto avvocato civilista che però, tra un contenzioso e l’altro, si occupava di politica e scriveva messaggini amorosi a Matteo Renzi, allora segretario del Pd.

L’ex segretario del Partito democratico dice che quei messaggini li ha conservati e li custodisce nella preziosa teca dei ricordi, ad ogni buon fine.

Le sue fortune datano il 2018, quando sia la Lega che i Cinque Stelle vinsero le elezioni e non si trovava la quadra istituzionale per uscire dai veti incrociati.

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Fu così che dal cilindro magico dei Cinque Stelle uscì il nome di un oscuro professore universitario pugliese che avrebbe guidato il suo primo governo, il cosiddetto giallo – verde.

Ci si ricorda ancora di quando Conte chiedeva a Di Maio se poteva o non poteva dire una cosa. Poi si è visto come è andata a finire: Conte, complice la pandemia, si è preso il Movimento ed ha mandato in pensione il fondatore Beppe Grillo e si è liberato di tutti i colonelli e di qualche tenente. Così Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Virginia Raggi sono finiti nel dimenticatoio e lui -con faccia indubbiamente bronzea- si è preso il partito.

E dire che non ha fatto fuori solo i suoi ma anche tutti gli altri, come Matteo Renzi e addirittura Mario Draghi, che ha deciso di mandare a casa per rifarsi una virginità elettorale con qualche mese di opposizione, aprendo tra l’altro la strada alla vittoria del centro-destra.

Ma a Conte interessa solo il Potere in sé e non la politica come concetto di bene comune. Basti guardare il suo breve percorso per convincersene.

Parte di destra (pur avendo fatto la corte da semplice professore a Renzi e al Pd) con il governo giallo – verde. E poi guida il governo giallo –rosso a sinistra.

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Così si esprime nel discorso di accettazione dell’incarico: “Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano, sono disponibile a farlo senza risparmiarmi”. Parole che ricordano molto quelle pronunciate i l22 ottobre 1789 dall’avvocato Maximilien de Robespierre, il più famoso, appunto, degli “avvocati del popolo”: “Tutti i cittadini, di qualunque condizione, hanno diritto di aspirare a tutti i gradi di rappresentanza politica. Ogni individuo ha diritto di partecipare alla formulazione della legge cui è sottomesso e all’amministrazione della cosa pubblica che è la sua, altrimenti non è vero che tutti gli uomini sono eguali nei diritti e che ogni uomo è un cittadino”.

Ma veniamo all’attualità. Da qualche tempo Conte ha messo nel suo mirino la povera Elly Schlein.

Non ha ancora sparato il colpo, per carità. Ma è un po’ come quei cacciatori che nei film sull’Africa inquadrano la preda nel mirino telescopico e fanno ripetutamente la prova di premere il grilletto ma all’ultimo momento si fermano, come per inquadrare meglio il bersaglio e nel frattempo asciugarsi il sudore, scostando il ciuffo.

Insomma la preda – Schlein è attenzionata da tempo e rappresenta l’intero Pd.

Conte sa benissimo che la segretaria è stata eletta grazie alle truppe cammellate dei Cinque Stelle nelle primarie aperte e che quindi la considera una sorta di creatura sua.

Si avvicinano le Europee e i campi si allargano e si restringono a secondo delle necessità del momento. Del resto la Schlein è troppo giovane ed ingenua per competere ad armi pari con un marpione del livello dell’”avvocato del popolo”. Le munizioni, del resto, gliele fornisce lo stesso Partito democratico, basti guardare la recente vicenda Emiliano – Decaro in Puglia per rendersene conto.

Il piano di Conte è chiaro ed in fondo è sempre lo stesso: sfilare il partito alla Schlein come ha fatto in passato con Grillo e i Cinque Stelle.

 

 






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