Politica

Immigrazione/ Kyenge (Pd): "Le urla dei populisti sono inutili"


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Non buttiamola sul disagio. La situazione va vista e letta in un'ottica nazionale e internazionale. Sono in corso movimenti di persone da una zona ad un'altra e da un continente ad un altro. E sul territorio italiano si assiste alla fine di questo movimento, che va gestito in maniera diversa a tutti i livelli". Cecile Kyenge, europarlamentare del Pd ed ex ministro dell'Integrazione, commenta con Affaritaliani.it le tensioni da Nord a Sud tra italiani e richiedenti asilo politico.

"Occorre ascoltare attentamente quello che sta succedendo e le risposte della genta sul territorio. Le politiche dell'accoglienza e dell'integrazione non si possono improvvisare, servono anche accompagnamenti culturali. Ascoltare e capire. Stiamo lavorando al Parlamento europeo al 'rapporto di iniziativa sulle politiche del Mediterraneo' con un approccio globale che deve tener conto di tutti questi temi. Affrontare un pezzo della questione separatamente sarebbe un fallimento e si andrebbe all'ennesima politica emergenziale. Serve una visione d'insieme, nazionale, europea e internazionale su accoglienza, accesso all'asilo, cooperazione internazionale e su come impiegare i fondi europei nei territori. Serve il rafforzamento delle vie legali dell'immigrazione e bisogna affrontare il problema con proposte a breve, medio e lungo termine", spiega la Kyenge.

Che cosa si sente di dire ai cittadini italiani che prostano? "La mia solidarietà va ai cittadini ma anche ai profughi. Entrambi sono vittime della mancanza di una gestione responsabile del fenomeno migratorio. Non va certo gestito con slogan e non si improvvisa nulla. Ci vuole soprattutto un accompagnamento culturale. Ogni persona, cittadino o profugo, va coinvolto in una partecipazione dal basso attraverso la convidisione. Se non ci sono un'adeguata preparazione e un accompagnamento culturale il pericolo è che diventi una bomba. Sia i cittadini sia i profughi subiscono il disagio della mancanza di conoscenza del fenomeno di una gestione non responsabile".

Di chi è la colpa? "La responsabilità è a tutti i livelli, compresi i sindaci. Le vittime, cittadini e profughi, sono solo gli ultimi della catena. Chi ha responsabilità istituzionali non deve alzare muri contro muri ma cercare soluzioni concrete. Chi ha ruoli istituzionali non deve scendere in strada a urlare come fa qualsiasi cittadino. Chi ha ruoli istituzionali deve stare sui tavoli decisionali e lavorare per dare una risposta concreta, altrimenti regna il caos".

Colpa dei sindaci? "Non ho detto questo. La responsabilità è a tutti i livelli, compreso il ministro Alfano. L'accoglienza non si gestisce solo stando in ufficio. Dal ministero devono partire regole condivise a tutti i livelli. Manca una rete molto fluida in cui tutti partecipino a livello istizionale per avere una buona governance. In Italia ci vuole una governance anche per le politiche di accoglienza e integrazione".

Che cosa pensa delle forze politiche che parlano di un'invasione in corso? "Non c'è nessuna invasione. Chi fa il politico deve imparare ad essere lungimirante e capire che è in atto uno spostamento internazionale. Chi fa politica urlando lo fa solo perché ha bisogno di farsi sentire, ma che risposte concrete dà? Urla in piazza ma in Europa, dove io lavoro, non li vedo. Non si vive di populismo e di urla per la strada passando da un talk show ad un altro come alcuni politici italiani sono maestri. Servono risposte concrete e quindi bisogna andare sul territorio e ascoltare la gente senza alcuna distinzione di colore politico o partitica per capire a fondo il disagio che non va usato come una bandiera. Altrimenti così non si risolve il problema".