L'Unità all'asta, il Pd alla rottamazione: onesto scusarsi con Trentin
di Carlo Patrignani
L'Unità all'asta comprese scrivanie e computer e il Pd alla rottamazione compresi protagonisti e elettori: è lo sconcertante esito di un'amalgama mal riuscito, la fusione catto-comunistra tra gli eredi del glorioso Pci e della onnipresente Dc al fine di bypassare l'adesione, crollato nell'89 il Muro di Berlino che sancì il fallimento del comunismo, al socialismo.
I due gioielli della 'ditta comunista', il quotidiano fondato nel 1924 dall'eretico, ateo Antonio Gramsci e il partito con annessa militanza fideistica, sono ormai anticaglie e non tanto per i cambiamenti intervenuti quasi cento anni dalla scissione deleteria del 1921, quanto per la fede, simile a quella cattolica, per cui non andava mai profanato il nome di Dio-Urss.
Di fronte a questo sconvolgimento suicida è d'obbligo per onestà intellettuale e storica, rammentare il lungimirante ammonimento di Bruno Trentin, attraverso l'Unità nel 2006, a non procedere con la fusione verticistica tra Ds e Margherita per un "indefinito e immaginario partito democratico", quanto a una Federazione onde tutelare "pluralismo culturale" e "processo di aggregazione dal basso".
Interessato, pertanto, al processo costitutivo dell'Ulivo, Trentin mise in guardia dal rischio di una operazione verticistica dal sapore trasformista che inevitabilmente avrebbe annullato "il pluralismo delle idee e delle esperienze" e in tal modo compromesso, "la ricerca collettiva" per concorrere alla ricchezza del nuovo soggetto politico, prima fra tutte la scelta di campo.
A Ciriaco De Mita spaventato dalla possibile scelta di campo, il socialismo, replicava, "comprendo la preccupazione di De Mita di non finire almeno per ora nell'Internazionale socialista. Sono però sicuro che De Mita comprenderà le intenzioni di persone come me di partecipare a questo processo unitario e nello stesso tempo di morire socialista".
Poi al compagno Sergio Chiamparino, il già comandante Leone della Brigata Rosselli chiarì a scanso di equivoci: "comprendo Chiamparino quando si dichiara il sindaco di tutti e conseguentemente un uomo di centro ma credo non debba dimenticare che è stato eletto sulla base di un programma anche nazionale che sa distinguere tra operai e banchieri, fra salario, profitto e rendita".
Il prossimo 2017 saranno 10 anni dall'accidentale morte dell'ex-leader della Cgil che impose lo scioglimento delle anchilosate correnti interne - comunista, socialista, terza componente - e la sua straordinaria storia di 'uomo di cultura' prestato al sindacato e poi alla politica merita di esser riproposta per l'alto profilo di elaborazione progettuale e ideale - l'uguaglianza, la libertà, le 150 ore di formazione continua perchè anche l'operaio doveva saper suonare il violino - oggi inesistente.
Basterebbe infine rileggersi la coraggiosissima denuncia che Trentin fece della pretestuosa e falsa accusa diretta al Pcus dal fedele Palmiro Togliatti contro il capo della Cgil Giuseppe Di Vittorio per aver nel 1956 condannato 'senza se e senza ma' l'invasione dell'Ungheria dei tank sovietici: a detta del Migliore, che brindò con del buon vino all'invasione dell'Ungheria, dietro la condanna di Di Vittorio ci sarebbe stata l'inesistente caccia alla poltrona di leader del Pci!
Ai vari D'Alema e Bersani, Cuperlo e Speranza, Fassina e D'Attore, messi sostanzialmente fuori gioco da Matteo Renzi, allevato e costruito "in un indefinito, immaginario" Pd, e oggi terrorizzati dall'astensionismo che fa presa anche tra gli elettori di sinistra, non può che far bene una seria e onesta autocritica rispetto alla limpidezza e trasparenza di Trentin, un uomo di profonda cultura laica e socialista.