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Politica
La Bibbia del conservatorismo americano elogia la Meloni: "Leader indiscussa"
Meloni e Biden

I conservatori Usa elogiano la Meloni: "Leader fondamentale dell'Europa"

Se c’è una cosa che certamente non si può negare in questi primi 18 mesi di governo Meloni, e che la premier ha certamente ribaltato di 360 ° la narrazione che la vedeva come una pericolosa estremista, che avrebbe sconquassato l’Europa e gli equilibri dell'occidente. Dopo il New York Times, Il Guardian, Le Figaro, le Monde, l'Economist, il Financial Times, la CNN solo per citare i più autorevoli, ora anche the American conservative, la vera bibbia del conservatorismo a stelle e strisce, dedica un lungo articolo di elogio verso la politica estera della premier italiana.

E la cosa non è banale affatto, malgrado sia passata quasi inosservata in Italia, perché rappresenta non solo l'ennesimo attestato di stima da parte della stampa estera, ma un importante tassello in vista delle elezioni americane di novembre. Il giornale americano pur non rappresentando il partito repubblicano a stelle e strisce, viene considerato una sorta di bibbia del conservatorismo americano, più che un giornale una sorta di think tank.

“In  meno di due anni, la Meloni ha stretto un’alleanza con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sostenuto l’Ucraina nella guerra contro la Russia e non ha mai mantenuto la promessa di utilizzare la marina italiana per affondare le navi dei migranti mentre attraversare il Mediterraneo. Il suo mandato è stato segnato da una serie di delusioni per i suoi sostenitori internazionali mentre il tasso di natalità in Italia diminuisce e l’immigrazione aumenta, con barconi di immigrati clandestini provenienti dall’Africa che continuano a sbarcare sulle coste italiane. In breve, il suo mandato è visto come al solito.” si legge nel pezzo a firma di Ryan Girdusky, scrittore ed editorialista di punta di diverse testate americane.

Secondo l'autore americano la presidente del consiglio italiano ha avuto il grande merito di sfruttare l’attuale indiscutibile debolezza dell’Europa, per volgerla a suo vantaggio, conquistando una autorevolezza ben maggiore anche dello scialbo Olaf Scholz e del sempre più criticato ed indebolito Macron. Secondo Girdussky la Meloni è attualmente il leader fondamentale dell’Europa assumendo una leadership che mai nessun premier italiano aveva avuto prima. Una doccia gelata alle critiche che da sinistra giungono in merito al suo ipotetico isolamento internazionale.

“La Meloni si è posizionata come ambasciatrice della destra nazionalista- scrive nel suo editoriale il giornalista americano- convincendo il primo ministro ungherese Viktor Orban ad accettare uno storico fondo UE per l'Ucraina in cambio di 10,2 miliardi di euro che erano stati precedentemente trattenuti al suo paese. È riuscita anche a ottenere un pagamento simile dall’UE per l’Italia. È stata anche fondamentale nell’approvazione di un patto sull’immigrazione dell’UE dibattuto quasi decennale, a cui si erano opposti Ungheria e Polonia; ha mediato un accordo in base al quale il governo di sinistra tedesco ha accettato di abbandonare il linguaggio pro-ONG sui diritti dei migranti.”

Insomma, un endorsement in piena regola che a pochi mesi dalle elezioni americane non può che mettere la mostra premier, che guida il G7, in una posizione privilegiata rispetto all’alleato statunitense. D’altra parte, non è un mistero che la premier italiana, anche grazie al lavorio condotto sia prima delle elezioni che subito dopo la vittoria di Settembre scorso, a Washington da Adolfo Urso, che con la sua fondazione Farefuturo, vanta importanti legami con la destra conservatrice americana e non solo, sia molto ben vista dalla amministrazione americana attuale.

Ma gli elogi del giornale conservatore non possono non preludere ad un quasi scontato favore anche nel caso a vincere fosse il repubblicano Trump. Certo il tycoon potrebbe magari non aver gradito il rapporto assai stretto che la Meloni ha instaurato con il suo rivale americano, ma è certo che non potrà non avere maggiori affinità con lei, in Europa, rispetto a Scholz o al francese Macron, mai troppo amato anche ai tempi della sua presidenza.

E poi Trump, in Europa, ha un feeling quasi naturale con Orban, il cui partito alle prossime europee potrebbe entrare nel gruppo dell’Ecr, guidato proprio da Giorgia Meloni. Ecco allora che le prospettive per la nostra premier di fronte alle prossime elezioni americane sembrano essere un win to win comunque vadano. Il ruolo del nostro paese insomma sia dopo le elezioni europee e soprattutto dopo quelle europee, potrebbe essere sempre più centrale nei delicati equilibri geopolitici.

E questo la premier italiana lo ha capito molto bene, e si sta comportando in politica estera, di conseguenza, senza badare troppo alle critiche che le giungono da sinistra sulla sua presunta incoerenza e nemmeno bada troppo agli slanci verso le posizioni più estreme da parte dell’alleato Salvini. Quanto il suo progetto sarà destinato ad avere successo o meno dipende da moltissime variabili, ma è innegabile che fino ad ora la sua postura in politica estera ha forse superato le più rosee aspettative anche dei suoi più fedeli sostenitori della prima ora.

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