Renzi sempre più come Craxi. Davigo pronto ad azzannarlo. L'analisi - Affaritaliani.it

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Renzi sempre più come Craxi. Davigo pronto ad azzannarlo. L'analisi

Renzi rischia la fine di Bettino Craxi con una magistratura e un Csm guidato dall’ex di Mani Pulite Davigo che non vede l’ora di azzannargli i polpacci

 

Gli analisti politici finora hanno scritto che Renzi ha perso le elezioni ma poco si è parlato delle ripercussioni che si avranno a livello di alleati sulla tenuta del governo. Le sconfitte infatti sono orfane e le vittorie hanno molti padri ma i figli sanno benissimo come è andata.

La sconfitta ci permette di prevedere due scenari entrambi non molto favorevoli al leader toscano in termini di supporto degli alleati. Se infatti vincesse il referendum di ottobre  Renzi non andrebbe di certo al voto temendo il Movimento Cinque Stelle e parimenti se perdesse non andrebbe al voto ma vi sarebbe un governo tecnico guidato, si vocifera, dal presidente del Senato Grasso. In ogni caso pare evidente che si voti nel 2018.

In questo scenario gli alleati tattici e strategici cominceranno a prendere le distanze perché Renzi ha perso forza attrattiva. Verdini, alleato tattico, potrebbe cedere alla nostalgia di casa, come altri alleati invece già strutturati come Italia dei Valori (che ha appoggiato De Magistris a Napoli contro il Pd) o i Verdi. Numeri piccoli si dirà, ma significativi di una atmosfera pesante per il Pd. E tutto questo senza considerare la minoranza interna sempre più aguerrita, i sindacati e i settori del commercio e dell’industria.

Insomma Renzi se non recupera velocemente potrebbe rischiare la fine di Bettino Craxi con una magistratura e un Csm guidato dall’ex di Mani Pulite Davigo che non vede l’ora di azzannargli i polpacci e le terga. Renzi è rimasto vittima della sua hybris  e anche i suoi collaboratori cominciano a essere messi sotto tiro. E’ il caso ad esempio di Orfini a Roma e, a maggior ragione,essendo un renziano della prima ora, di Luciano Nobili, già vicesegretario di quel Pd romano uscito con le ossa rotte dallacompetizione elettorale e misteriosamentesempre in sella. Il ministro Calenda per ora ha solo nominato Carlo Stagnaro suo capo segreteria; Stagnaro, ultraliberista al cromo, fu quello che definì una “cavolata” l’inchiesta sui rifiuti lucani che portò alle dimissioni del ministro Guidi.

Insomma, nelle migliori tradizioni, la crisi sta facendo venire i nodial pettine: e se Renzi non si muoverà velocemente rischia la fine di quello che pareva un impero destinato a durare.