Politica
La verità sul caos delle Province. Mancano 2 miliardi, decreto lontano
Governo ancora in alto mare sul decreto enti locali
Governo ancora in alto mare sul decreto enti locali, il provvedimento d'urgenza reclamato a gran voce da comuni, province e città metropolitane per risolvere i problemi di sopravvivenza lasciati aperti dalla Legge di Bilancio. La scorsa settimana c'è stato l'ennesimo stop e non è detto che il Consiglio dei Ministri riesca già entro il prossimo weekend a mettere una toppa a quello che rischia di diventare il più grande "pasticcio" del governo Renzi, soprattutto dopo la bocciatura delle riforme costituzionali del 4 dicembre 2016.
Il governo Gentiloni non ha ancora sciolto tutte le riserve sullo sblocco del turnover nei comuni e sui fondi ulteriori da riconoscere alle province che intanto (assieme alle città metropolitane) vedono all’orizzonte un sempre più probabile slittamento del termine per l’approvazione dei bilanci di previsione. Nella Conferenza stato-città della scorsa settimana l’Anci ha chiesto al ministro dell’interno, Marco Minniti, di spostare il termine dal 31 marzo al 30 aprile. Una proroga indispensabile in assenza di certezze sulle risorse anche se forse un mese di tempo in più potrebbe non bastare per mettere mano ai bilanci provinciali.
Qualche giorno fa, in preparazione della stesura del decreto legge, il presidente dell’Upi, Achille Variati ha incontrato, con una delegazione di presidenti di provincia, i sottosegretari Maria Elena Boschi, Pier Paolo Baretta e Gian Claudio Bressa. "Non chiediamo soldi per i nostri enti, ma per i servizi che siamo tenuti a garantire e che i nostri cittadini hanno il diritto di potere fruire in piena sicurezza", ha dichiarato Variati ricordando come la Sose la scorsa settimana abbia certificato un ammanco di 651 milioni nei bilanci provinciali per la sola spesa necessaria ad assicurare le funzioni fondamentali.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, alle province servono quasi due miliardi di euro per poter continuare a garantire i servizi ai cittadini, ovvero strade e scuole. L'abolizione sbandierata dall'ex premier Renzi, infatti, ha riguardato soltanto l'elezione dei Consigli provinciali e del presidente dell'Ente, che ora è di secondo livello (ovvero tra i consiglieri comunali), ma le competenze sono rivaste invariete. Peccato però che l'ultima Legge di Bilancio abbia tagliato fortemente i trasferimenti mettendo così le province in ginocchio. Emblematico il caso di quest'inverno quando, con la super-nevicata al Centro-Sud, le strade provinciali in molti casi sono rivaste piene di neve perché mancavano i fondi per la pulizia (oltre a quelli per la manutenzione).