Politica

Lega, crescono i mal di pancia nella Lega al Nord. Salvini gira il Sud, ma...

Alberto Maggi

Autonomia regionale (quasi) sparita/ Cresce il malessere nella base storica del Carroccio. Inside

Niente da fare. L'autonomia regionale non verrà discussa nemmeno nel prossimo Consiglio dei ministri. Tutto rinviato a settembre. O in autunno. O a Natale. O, forse, mai più. E pensare che Matteo Salvini aveva promesso l'ok del governo prima entro il Natale dello scorso anno, poi a febbraio, poi prima di Pasqua, poi prima delle Europee del 26 maggio, poi (in un'intervista ad Affaritaliani.it) entro il 21 giugno. Poi? Il buio pesto. Dopo aver subito la cancellazione dell'autonomia nella scuola, eliminazione imposta dai 5 Stelle e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il tema è di fatto scomparso.

Il vicepremier leghista minaccia la crisi sulla riduzione delle tasse, la famigerata flat tax ancora in alto mare, sulla riforma della giustizia e sul decreto Sicurezza bis in vista del voto decisivo a Palazzo Madama (ma con la fiducia quasi certa non dovrebbero esserci problemi per l'esecutivo). E l'autonomia regionale? Attilio Fontana e Luca Zaia non sanno più che parole usare per esprimere il loro disappunto, anche se Salvini ha chiesto loro di silenziare le polemiche perché ora la battaglia si è spostata su altri fronti.

Infatti. E dopo la vacanza al Papeete sulla costa romagnola, tra selfie e vertici con i colonnelli del Carroccio in costume da bagno, il ministro dell'Interno farà un bel tour in tutto il Sud Italia in vista di possibili elezioni anticipate all'inizio del 2019. D'altronde ormai la Lega è un partito nazionale e sovranista che alle feste, con Salvini nel ruolo di dj, intona e balla l'Inno di Mameli (una bestemmia all'epoca di Umberto Bossi e della Padania libera e indipendente).

Peccato che in molte zone della Lombardia e del Veneto - in particolare nella fascia pedemontana di Varese, Lecco, Sondrio, Como, Bergamo, Brescia, Treviso, Vicenza e Belluno - siano ancora tantissimi i nostalgici della Lega Nord (e Liga Veneta). Quelli che in piazza e ai gazebo vanno ancora con il Sole delle Alpi e urlano a squarciagola 'secessione'. Ed è proprio tra i militanti storici di Lombardia e Veneto che sottotraccia crescono i mal di pancia e il malessere, se non proprio la protesta per una riforma che è nel dna della Lega ma che potrebbe non vedere mai la luce.

E dalla Forza Italia del Veneto mettono il dito nella piaga: “L’autonomia è arrivata al capolinea. Nel senso che oramai è chiaro a tutti che con questo governo gialloverde non vedrà mai il via. La settimana scorsa sono saltate le audizioni di Tria e Bussetti nella commissione bicamerale e nel prossimo Consiglio dei ministri l’Autonomia non sarà all’ordine del giorno. Il governo barcolla nel buio su tutto e sull’autonomia non fa eccezione. I gialloverdi non sono in grado di trovare una soluzione condivisa”, il deputato azzurro di Padova Marco Marin.

“Resta il fatto che i leghisti di governo ci hanno raccontato per più di un anno che si stava arrivando al traguardo mentre invece con i grillini l’autonomia è arrivata a fine corsa. Di più: probabilmente non è mai partita dai blocchi di partenza. Il governo anche sull’autonomia oramai si sta coprendo di ridicolo. Dispiace doversi esprimere così, ma è un governo senza vergogna: incensano la democrazia referendaria, ma poi non rispettano i risultati inequivocabili di un referendum. Soprattutto mancano di rispetto ai milioni di Veneti e Lombardi che l’hanno votata e richiesta a gran voce. A questo punto la partita dell’Autonomia per questo governo è chiusa. Sepolta. E la Lega si trova davanti a un bivio: o sceglie l’autonomia mandando a casa il governo o sceglie le poltrone ministeriali piegandosi allo statalismo del M5S”.