Politica
Legge elettorale, Senato: caffè e vertice informale Pd-Fi-Lega-Ap

Legge elettorale e data delle elezioni, le ultimissime
Capanello di senatori questa mattina alla Bouvette di Palazzo Madama. Sorseggiando caffè macchiato, gingseng e cappuccino si ritrovano un gruppo di una quindicina di parlamentari di quattro gruppi: Lega, Partito Democratico, Forza Italia e Alternativa Popolare. Gli uomini di Renzi, racconta ad Affaritaliani.it una gola profonda, erano sicurissimi su un punto: "La legge elettorale slitta al prossimo anno. Quest'anno non se ne fa nulla. Anche il segretario si è messo il cuore in pace, niente elezioni politiche a settembre e avanti con il governo Gentiloni fino alla scadenza naturale della legislatura".
I motivi sono diversi. In primo luogo i risultati del primo turno delle elezioni comunali. Al di là delle dichiarazioni di facciata di Renzi e dei big democratici, al Nazareno è suonato più di un campanello d'allarme. Genova è un caso emblematico, così come il flop del Pd a Verona, a Padova e complessivamente nelle altre città medio-grandi da Nord a Sud. Meglio quindi non correre alle urne tra poche settimane visti i segnali poco incoraggianti. C'è poi la netta opposizione al voto anticipato da parte del Quirinale e di una fetta importante del Pd, Orlando in testa, che consiglia all'ex premier di procedere con pericolosi strappi istituzionali e interni.
Ma il motivo principale è politico. Sia al Centrodestra quando ai Dem serve tempo per tentare di costruire una coalizione in vista del voto politico. Renzi ha aperto a Pisapia, chiudendo ovviamente a D'Alema, ma il cammino è tutto in salita. Stesso discorso per Lega e Forza Italia, con Salvini pronto al dialogo con Berlusconi dopo i ballottaggi seppur escludendo categoricamente l'ipotesi della lista unica.
Nonostante le reticenze dell'ex Cav, le elezioni di domenica scorsa hanno rilanciato il bipolarismo e nei var partiti hanno ripreso fiato i vari sostenitori dei poli modello anni 2000. C'è poi l'idea, condivisa da Pd e Forza Italia, che più il tempo passa e più gli scivoloni e i pasticci delle giunte pentastellate (in particolare Raggi a Roma e Appendino a Torino) offuscheranno ulteriormente l'immagine dei 5 Stelle, togliendo - sperano a destra come a sinistra - un competitor per le Politiche. Resta nella Lega una parte di parlamentari che vorrebbe cercare un confronto con i grillini quantomeno come ipotesi B qualora in Forza Italia prevalesse la parte nostalgica del Patto del Nazareno (non quella del Governatore Toti).
Al momento sono in forte calo le quotazioni del ritorno al proporzionale tedesco, dopo il flop a Montecitorio dei franchi tiratori. Allo studio, ma comunque siamo solo alle discussioni iniziali, ci sono piccole modifiche al Consultellum per armonizzare le leggi di Camera e Senato. Probabile l'introduzione del premio alle coalizioni e non solo alle liste/partiti (impossibile mettere insieme tanto Renzi-Pisapia quanto Salvini-Berlusconi) con lo sbarramento che dovrebbe restare al 3% per far felice Alfano e i centristi.