M5S, Travaglio: non so se li voterò ancora. Di Maio premier? Difficile
M5S, Luigi Di Maio... Intervista di Affaritaliani.it a Marco Travaglio
Il tuo editoriale sul Movimento 5 Stelle non è piaciuto al popolo grillino e su Internet ti hanno attaccato in molti. Come l'hai presa?
"Pazienza, ce ne faremo una ragione. Non scrivo i testi perché qualcuno sia contento, li scrivo perché credo che sia giusto dire quello che penso. D'altronde quell'articolo era abbastanza argomentato e se lo vogliono capire bene, altrimenti non sono mica obbligati".
Nell'immaginario collettivo l'idea è che Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano siano filo-grillini. Non è così?
"E' un'idea molto sbagliata e quindi chi lo pensa viene smentito da questo articolo e verrà smentito anche in futuro".
Ma come nasce questa idea?
"Da due circostanze. La prima è che il M5S nasce al V-Day da una campagna cominciata da me e Peter Gomez molti anni prima che Grillo si desse alla politica: quella contro i condannati in Parlamento".
Poi cosa è successo?
"Moltissimi di coloro che hanno dato vita al M5S sono lettori dei nostri libri e condividono le nostre battaglie. Molti li riconosco dopo anni e mi ricordo di averli incrociati quando eravamo tutti più giovani: all'epoca di quelle battaglie non esisteva nemmeno nel grembo di Giove il M5S. C'è una sintonia su alcuni punti: nasce dal fatto che certe cose prima le ho scritte io e poi loro le hanno tradotte in programma politico. E quindi non posso essere in dissenso con le idee che ho sempre avuto soltanto perché adesso le sostiene qualcun altro. Menomale che è così".
Qual è l'altra ragione per cui la gente pensa che siate vicini ai 5 Stelle?
"Gli altri giornali li picchiano a prescindere, sia quando hanno ragione sia quando hanno torto. Caso clamoroso è quello della candidatura di Roma per le Olimpiadi".
Cioè?
"Quando a dire no erano Mario Monti e i partiti retrostanti, tutti ad applaudire. Quando quattro anni dopo la Raggi fa la stessa identica cosa, tutti i giornaloni a sparare a zero. Ma le avrebbero sparato addosso anche se avesse detto sì, perché la Raggi ha torto per definizione visto che è una 5 Stelle".
E voi invece che atteggiamento avete verso il M5S?
"Esattamente come con tutti gli altri: quando fanno bene li elogiamo e quando fanno male li critichiamo. Il fatto che non li picchiamo tutti i giorni a prescindere è considerata un'adesione al M5S. Naturalmente ci credono i loro nemici e magari ci crede anche qualcuno di loro. Dopodiché si rendono conto quotidianamente che siamo un giornale libero, dove si esprimono consensi e dissensi a seconda di chi se lo merita".
Qual è l'errore principale commesso dai 5 Stelle? Le primarie 'bulgare' per il candidato premier?
"Di errori ne hanno fatti tanti. Ma l'unico che non hanno fatto è quello di voler imporre con dei trucchi bulgari la candidatura di Di Maio".
Perché?
"Avrebbe vinto le primarie in qualunque modo le avessero fatte, anche se avessero convinto Fico e altri presunti dissidenti, perché non esistono dissidenti, a correre. Non è un movimento che fa le primarie per decidere quale programma avere e quale linea prendere, è un movimento che parte da un progetto - giusto o sbagliato che sia - con dei portavoce 'esecutori' che quel progetto devono interpretare. Le primarie non erano fra la linea Di Maio e la linea eventuale Fico o la linea eventuale Di Battista, perché la linea è uguale per tutti".
Quindi a che cosa servono le primarie del M5S?
"A decidere chi è più in grado di portare avanti quel progetto. Non è come il Pd che se vince Renzi ha una linea e se vince Bersani ne ha un'altra opposta. L'errore è stato quello di non essere furbi e di non essere ipocriti. Perché se fossero stati furbi, ipocriti e manigoldi - come sono gli altri che fanno le primarie - avrebbero trovato qualche foglia di fico per fingere una competizione all'ultimo sangue che in realtà era già segnata fin dall'inizio. Come sono sempre segnate le primarie del Pd, fin dall'inizio".
In che senso?
"Bastava che prendessero Fico, Morra, la Lezzi o altri due o tre dei volti più visibili che non sono considerati dei fedelissimi di Di Maio e tutti avrebbero dovuto scrivere che erano primarie vere. In realtà hanno sbagliato proprio a fare le primarie".
Ovvero?
"Avrebbero dovuto dire: signori, se ci sono altri candidati parlamentari le facciamo. Se non ci sono, perché nessuno vuole prendere il 5% e passare alla storia come lista del 5%, le primarie non le facciamo perché il candidato naturale è Di Maio. L'unico che poteva insidiarlo era Di Battista che però ha detto in tutte le salse che non si candida perché sostiene Di Maio. Venuta meno la candidatura di Di Battista non c'era più partita. Non è una primaria anti-democratica, è una figuraccia: così le primarie non vanno fatte".
Quindi è sbagliato dire che sono primarie bulgare...
"Non sono bulgare. Sono scontate come quelle di tutti i partiti che le fanno. Possono essere una festa di partito, ma nessuno ha mai aspettato le primarie per conoscere il nome del leader. Detto questo, gli errori che ho segnalato sono ben altri".
Cioè?
"Il fatto che sono arrivati trafelati e impreparati a un traguardo che era atteso da mesi e che avrebbero dovuto gestire meglio. O facendo i furbi, costringendo qualcuno a candidarsi per andare a perdere, o lasciando perdere le primarie".
E il caos sulle regionarie in Sicilia?
"E' un altro tipo di problema. Ha a che fare con le regole di selezione dei candidati. In quel caso la selezione dei candidati non era scontata".
In che senso?
"Sono competizioni nelle quali il candidato preferito dai vertici del movimento rischia di perdere, come è accaduto a Genova. Hanno tutto il diritto di dire 'tu non ti puoi candidare perché non sei in linea con il movimento o perché sei sotto procedimento disciplinare (come nel caso siciliano)'. Solo che i procedimenti disciplinari non si fanno mandando una mail alla persona: vanno seguite procedure più serie e rispettose anche del diritto di difesa. Il giudice infatti non gli ha negato il diritto di fare provvedimenti disciplinari interni, gli ha detto di seguire delle procedure più trasparenti. Altrimenti la persona esclusa ha tutto il diritto di dire 'io devo essere candidato'. Poi, se lo avessero candidato, non sarebbe cambiato niente perché avrebbe comunque vinto Cancelleri e non quel signore che nessuno sa chi è. E' un problema di regole, che sono le stesse di quando erano un piccolo movimento".
Ma non è più così...
"Esatto, ora che sono la prima forza politica del Paese, hanno tutti gli occhi addosso e hanno ormai degli avvocati che si divertono, come questo che ha assistito il siciliano, e prima le genovese, a riempire di ricorsi infilandosi dentro ai punti deboli del regolamento. Facciano un regolamento più maturo, da prima forza del Paese, anche se devono abbandonare regole a cui sono affezionati".
Quante chance ha Di Maio di diventare presidente del Consiglio?
"Di diventare presidente del Consiglio incaricato, moltissime. Nel senso che basta arrivare primi in un sistema proporzionale o che premi le liste e non le coalizioni. Però una volta che ottiene l'incarico deve prendere il suo 30-32% e arrivare al 51. Quindi le possibilità che il presidente del Consiglio incaricato formi il governo e ottenga la fiducia del Parlamento dipendono dalle capacità dell'eventuale premier incaricato Di Maio di trovare i voti in Aula".
Tu credi a un governo 5 Stelle-Lega?
"No, perché spaccherebbe il movimento che avrà più seggi al Sud che al Nord. Quindi moltissimi parlamentari del Sud se ne andrebbero e sarebbero più numerosi di quelli che gli porterebbe la Lega".
E un esecutivo con la sinistra (Mdp, Pisapia etc...)?
"Su alcuni temi - ambientali, economici e sociali - hanno più sintonia con quell'ambiente lì. Questo discorso potrebbe diventare interessante se la sinistra trovasse una sintesi e si presentasse con una sola lista. E a quel punto con un leader come Bersani, e non certo come Pisapia, potrebbe ambire al 10%. Ed è chiaro che diventerebbe un interlocutore interessante per i 5 Stelle. Ma se i 5 Stelle vogliono incontrare altre esperienze e portarsele nella propria maggioranza, devono costruirsele adesso. Non possono pensare di andare in Parlamento a dire 'chi ci sta ci sta': prenderebbero una bella nasata e poi la palla passerebbe al secondo classificato che avrebbe già tutti gli inciuci pronti per fare il governissimo".
Se domenica prossima ci fossero le elezioni politiche, chi voteresti?
"Non lo so in questo momento. L'ultima volta ho votato i 5 Stelle, ma mi interessa molto sapere che cosa vogliono fare in politica estera ed economica, dove c'è ancora molta confusione nel programma. E soprattutto mi interessa vedere se è vero che hanno pronta una squadra di ministri all'altezza della situazione".
O 5 Stelle o non voti...
"Non lo so, dipende da quello che succede. Certo, in questo momento non vedo grandi alternative".