Politica
Elezioni 2018, Sergio Mattarella assecondi il Paese
Elezioni 2018, Mattarella assecondi il Paese: vince il nuovo (5 Stelle e Lega), perde il vecchio (Pd, Fi, LeU)
Di Ernesto Vergani
Gli italiani, vuoi per coraggio vuoi per interesse, scelgono il nuovo. Intere aree del Paese, in particolare del Sud, sono ferme e non c'è lavoro… le piazze, di tutto il Belpaese, sono piene di immigrati che bivaccano. Perlomeno devono aver pensato così gli elettori. E in questo modo si può spiegare il voto ai 5 Stelle, che parlano di reddito di cittadinanza, di nuova politica e si riducono gli stipendi (cosa apprezzatissima, malgrado i soliti furbetti). Così si spiega l'affermazione della Lega ("Prima gli italiani"), rinnovata da Matteo Salvini. Per giunta i candidati premier sono giovani: Luigi Di Maio e Salvini appunto. Ciò non può che essere positivo: si spera che il presidente Sergio Mattarella ne tenga conto nell'affidare l'incarico (la strada, se si vuole, si trova). Per completezza: bene il nuovo, più perplessità sui canditati eletti che andranno al Parlamento e così si spiega la mancanza del plebiscito a vantaggio di 5 Stelle e Lega: curricula troppo deboli (i parlamentari dovrebbero essere il meglio del meglio del Paese per competenza, cultura, merito, intelletto).
Dall'altra parte… il vecchio. Il Pd di Matteo Renzi, che non ha cambiato modo di far politica: il Pd avrebbe bisogno di una rivoluzione, con un uomo nuovo che faccia piazza pulita del vecchio, delle correnti, del cosiddetto, se esiste, Giglio Magico incluso. Forza Italia, di Silvio Berlusconi, 82 anni, che non può pretendere che basta che lui vada sempre in Tv a un mese dalle elezioni e che tutti lo votino perché faccia il regista da Arcore, mentre il candidato Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, si è visto pochissimo in video. Liberi e Uguali, con i vecchi transfughi del Pd che non cancellano il sospetto che se ne siano andati dal Pd per non essere azzerati da Renzi, con Pietro Grasso che lancia slogan anni 50 come "Sventoliamo la bandiera dell'uguaglianza". Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni conserva il suo zoccolo duro. Le altre minoranze, +Europa (Emma Bonino) e Noi con l'Italia (Raffaelle Fitto e Maurizio Lupi) sanno rispettivamente di vecchio e di giovane/vecchio. Certo non rappresentano quell'idea di chiarezza e pragmatismo che chiede la democrazia moderna: pochi partiti con un leader che comanda.