Michele Emiliano tentato dal populismo
Emiliano e il populismo alla Grillo
Michele Emiliano, candidato - magistrato (non si è dimesso) dalla poltrona di segretario del Pd dopo aver fatto fuori Rossi e Speranza, a loro volta candidati ad una probabile eclissi come è successo a tutti quelli che hanno lasciato il partito di provenienza (vedi il caso Fini con Berlusconi e Rutelli con il Pd), è sempre stato attratto dal populismo nella versione barricadera.
Ai tempi di Di Pietro aveva mostrato interesse per la sua azione politica e per Italia dei Valori anche se non si era mai concretizzato in adesioni formali.
Interesse ribadito per i Cinque Stelle e Beppe Grillo ma non ricambiato un po’ come è avvenuto anche per Ignazio Marino.
Emiliano ha probabilmente cercato di strumentalizzare il populismo pentastellato a fini di lotta interna ma appunto non ha trovato la sponda che immaginava.
Lo stesso che ha tentato invano di fare Di Pietro dal 2013 cercando di proporsi come “padre nobile” di Grillo che nonostante alti attestati di stima e simpatia non ha mai però concesso nulla all’ ex magistrato di Mani Pulite che arrivò a fare un pubblico endorsement nei confronti di Virginia Raggi che ha governato finora Roma con i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti.
A questo punto Michele Emiliano, “pirata di Bisceglie”, gioca la carta movimentista e populista dentro lo stesso Pd per cercare di rottamare il rottamatore se mi è concesso un gioco di parole.
Impresa non facile perché anche Matteo Renzi è un populista seppur molto più raffinato e alla fine la gente preferisce sempre l’originale alla copia.