Immigrazione, sicurezza, legalità. Affaritaliani.it ne ha parlato con il segretario generale del Partito Comunista, Marco Rizzo.
L'INTERVISTA
Come valuta quello che sta accadendo in Italia su immigrazione e sicurezza dopo gli scontri di Roma tra migranti e forze di polizia?
"Quanto accaduto è la prova di un fallimento generale di un sistema che, a monte, espopria le materie prima dei paesi del terzo e del quarto mondo, favorendo in quei paesi la formazione di classi dirigenti corrotte e poi piega con la forza dell'imperialismo gli unici stati che vogliono restare indipendenti".
Ad esempio?
"Pensiamo a quello che è successo in Libia, in Iraq o in Siria di oggi. Questo combinato disposto di guerra e di neo-colonialismo, che va appunto chiamato col giusto nome: imperialismo, che altro non è che il risultato finale della globalizzazione capitalistica. Processo che importa nei nostri Paesi, a partire dall'Italia, un esercito di disperati che in parte fugge dalla guerra ma in parte ben più larga fugge da condizioni di vita insostenibili".
E' forse anche un problema culturale...
"Certo, in quei Paesi anche culturalmente sono state battute le ideologie che hanno portato alle rivoluzioni anti-coloniali dagli eroi africani come Patrice Lumumba e Thomas Sankara ed ancora Agostinho Neto e le gloriose lotte dell'African National Congress e della Swapo. Oggi quei popoli non cercano un riscatto morale di socialismo e indipendenza, inseguono un derelitto modello di vita fatto di consumismo che gli sarà negato".
In tutto questo come si collocano i flussi migratori?
"Assieme a questo, c'è un uso infame dei grandi processi migratori: da una parte questi uomini e queste donne sono usati come esercito industriale di riserva di marxiana memoria per abbattere in un sol colpo i diritti dei lavoratori autoctoni; dall'altra fanno parte di un mercimonio che produce profitto sulla loro condizione di immigrati".
E la sinistra italiana che risposte sta dando a questi fenomeni?
"Purtroppo queste parole di verità di un comunista non sono quelle di una sinistra fucsia che ha sposato l'idea della globalizzazione capitalistica e al massimo ne rivendica un suo miglioramento, ma mai si sognerebbe di chiedere un cambio radicale del sistema. Ma proprio per questo ci sentiamo lontani anni luce da queste schiere radical-chic che tanto si sono adoprati negli ultimi anni per azzerare le idee di Marx e di Lenin nella riscossa proletaria e tanto si infiammano oggi nei banali sermoni di uguaglianza di chi regna in Vaticano o di chi pensa che la dignità proletaria possa essere ricostituita costruendo moschee".
Mi scusi, lei si definisce di sinistra?
"No, io non ho nulla a che fare con 'questa sinistra'. Sono comunista".