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Politica
Ignazio La Russa (FdI): "Milano e Bologna? Modelli falliti"
Ignazio La Russa

Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota

Un centrodestra che deve ripensarsi, cercando una terza via, perché sia il modello Milano, emblema del centrodestra berlusconiano col candidato moderato Parisi, sia il modello Bologna, a trazione leghista con la candidata salviniana doc Borgonzoni, sono falliti. Senza contare, poi, l'errore di Roma col mancato appoggio unitario a Giorgia Meloni. Questa la "morale" che Ignazio La Russa, cofondatore di Fratelli d'Italia, traccia con Affaritaliani.it il giorno dopo i ballottaggi delle elezioni amministrative.

La Russa parte innanzitutto dalla Capitale: "Su Roma rimane il forte rammarico per non aver potuto contendere la vittoria ai Cinque Stelle, cosa che sarebbe stata possibile solo se tutto il centrodestra avesse appoggiato Giorga Meloni. Quell'errore pesa molto nella valutazione complessiva della situazione attuale, perché tutti sanno che sarebbe stata una battaglia all'ultimo voto tra Raggi e Meloni, invece così non c'è stata partita".

Se si allarga poi lo sguardo alle città dove il centrodestra si è presentato unito, "ci sono solo due città: Milano e Bologna, con due modelli diversi - riflette La Russa -. In entrambi i casi il centrodestra ha perso. Devo dire che sono state due buone campagne elettorali da parte dei candidati sindaci, che hanno ottenuto complessivamente dei risultati soddisfacenti: 45% a Bologna, 48,3% a Milano".

Rimane però l'amaro in bocca: "Qui a Milano avevamo aperto le porte a persone che appoggiano Renzi a livello nazionale, cosa che non è successa a Bologna e che mi fa considerare quel risultato ancora più positivo. Per seguire la strategia legittimamente tracciata dal candidato sindaco Parisi, abbiamo accettato di mettere in ombra il voto di destra. Sia la Lega che Fratelli d'Italia si sono ritrovati con un dato inferiore alle attese: la Lega al 12%, Fratelli d'Italia addirittura sotto il 3%, mentre si aspettavano 6-7 punti in più complessivamente tra l'uno e l'altra. Fratelli d'italia era accreditato tra il 4 e il 5%, la Lega tra il 15 e il 16%".

A Milano, secondo il cofondatore di Fratelli d'Italia, si è "inseguito un voto moderato, ma dobbiamo verificare se questo ci ha fatto perdere la partecipazione di destra, perché non penso che i voti siano andati a sinistra". Un riflessione che va fatta "specie in una realtà come quella milanese in cui il M5S ha preso poco e quindi il voto identitario non era occupato".

Forza Italia? "Quella sì, è andata bene". E il candidato sindaco Parisi, che ha subito annunciato di voler ripartire dalla sua programma liberale-moderata? "E' apparso appunto un candidato solo moderato. Noi ripeto, ci siamo stati e abbiamo accettato la sua linea, non l'ho condannata prima e non lo faccio nemmeno ora. Ma sento dire da molti che è nato un nuovo modello Milano... Io purtroppo dico di no. Questo modello va profondamente rivisto per due ragioni: a livello locale puoi anche unire forze che appoggiano il governo, ma a livello nazionale questo va chiarito, e poi abbiamo visto che spostare troppo l'asse alla ricerca di un voto moderato che è sempre più piccolo e occupato da vari soggetti rischia di far perdere voti identitari, voti a destra".

"Adesso una riflessione va fatta - chiosa La Russa -. Perché la morale è che i laboratori di Bologna e Milano non sono andati bene. Il centrodestra è risultato comunque insufficiente".

Il futuro del centrodestra in questa giornata post-elezioni appare piuttosto nebuloso e le parole di La Russa sembrano confermare questa sensazione: "Serve qualcosa di nuovo, bisogna trovare un equilibrio tra questi due modelli profondamente diversi ed entrambi però fallimentari, il candidato identitario da un lato e quello supermoderato dall'altro. Ci vuole una terza soluzione e dobbiamo cercarla insime. Non voglio avere la presunzione di dire quale sia in modo dettagliato. Ma sicuramente so che non è Milano e non è Bologna".

Alla fine il pensiero torna alla delusione di Roma: "Rimane un dato fondamentale, avremmo potuto vedere all'opera un centrodestra unito sotto Giorgia Meloni. Senza questa defezione di una parte del centrodestra, oggi avremmo un quadro sicuramente molto, molto più chiaro".

 

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