Palazzi & potere
Cyber Affairs, il generale Ramponi: "Serve più difesa informatica"
Anche l’Italia dovrebbe pensare ad attività di addestramento alla difesa informatica, obbligatorie per le Forze armate del Paese
Anche l’Italia dovrebbe pensare ad attività di addestramento alla difesa informatica, obbligatorie per le Forze armate del Paese.
A dirlo all’agenzia stampa Cyber Affairs è stato il generale Luigi Ramponi, già direttore del Sismi, oggi presidente del Centro studi difesa e sicurezza (Cestudis), dando vita a un dibattito che ha visto partecipi parlamentari delle commissioni Difesa della Camera e del Senato.
COSA ACCADE OLTREOCEANO
L’idea di Ramponi nasce da ciò che sta accadendo in queste ore sull’altra sponda dell’Atlantico, dove si intende potenziare le attività di formazione in campo cibernetico difensivo e offensivo dei corpi militari. L’intento è contenuto nel progetto di bilancio redatto dalla Camera dei Rappresentanti per la spesa della difesa nel 2017. Nel documento, i legislatori hanno chiesto attività di training obbligatorie per le Forze armate del Paese, da realizzarsi attraverso esercitazioni che testino le difese cyber della nazione di fronte a un attacco nemico.
LE PAROLE DI RAMPONI
Questo esempio, dice Ramponi, dovrebbe essere seguito anche nel nostro Paese. Troppe volte, ha rimarcato il generale, “gli hacker hanno successo non grazie ad attacchi particolarmente sofisticati, ma a causa della scarsa preparazione degli operatori”. Per questa ragione, ha sottolineato, “la scelta americana di insistere su questo aspetto dovrebbe essere considerata anche nella nostra Difesa”.
La struttura cibernetica delle nostre Forze armate, ha rilevato ancora Ramponi, “è la più complessa della nazione ed è dunque una di quelle che andrebbe maggiormente tutelata. Non è un caso che sia stata quella che ha subito l’offensiva più forte. Ma “investire nella formazione degli operatori – ha concluso l’ex direttore del Sismi – è prioritario non solo in questo campo: anche chi lavora per asset strategici, infrastrutture critiche e tutto il tessuto delle Pmi ha bisogno di essere coinvolto in processo virtuoso di questo genere”.