Cyberbullismo: cosa fare
Il cyberbullismo è un fenomeno in crescita e indica un’emergenza
sociale che colpisce soprattutto gli adolescenti e maggiormente le ragazze rispetto ai ragazzi.
Si tratta di una forma di aggressività moderna
che si alimenta con il crescere delle abilità dei nostri giovani nelle nuove tecnologie: il cyberbullo si serve infatti della posta elettronica, delle chat, della messaggistica, dei blog e dei post pubblicati sui social network con le aggravanti dell’anonimato e dell’assenza di limiti spazio-temporali, fattori che indeboliscono il senso di responsabilità nell’uso del web.
La particolarità - e al tempo stesso il risvolto più allarmante del
fenomeno - sta dunque nel ricorso agli strumenti informatici e
telematici per far circolare notizie offensive e messaggi violenti che
danno luogo a “battaglie verbali” e a gravi prevaricazioni morali con
la conseguenza che un soggetto specifico appartenente alla “comunità” ne diviene l’anello debole. Attualmente le condotte di cyberbullismo possono essere punite ricorrendo ai reati di diffamazione, minacce e stalking: ciò non esclude ulteriori possibili interventi sul piano repressivo per definire con specificità i contorni della fattispecie penale con la cautela dovuta al fatto che la pena può andare ad incidere su soggetti giovani che presentano fragilità personali.
Per contrastare il fenomeno a 360 gradi occorre procedere anche con azioni di carattere preventivo, educativo e formativo, come è previsto dalla proposta di legge, già approvata dal Senato, che tutela la dignità del minore nei confronti di tutte le forme di aggressione e molestia (incluso il furto d’identità e il trattamento illecito di dati personali) attraverso una specifica
procedura di oscuramento, rimozione o blocco delle comunicazioni diffuse nella rete, coinvolgendo il Garante per la protezione dei dati
personali e l’AGCOM.
In ogni caso la scuola e la famiglia restano i fondamentali centri educativi al rispetto della legalità e delle diversità, prevenendo quei sintomi di insicurezza e disagio che possono sfociare nelle condotte di bullismo. D’altronde, lo strumento tecnologico non può essere demonizzato ma occorre favorirne un uso corretto e responsabile affinché i ragazzi maturino la consapevolezza che esso costituisce un formidabile
strumento di crescita personale e professionale
Cosimo Maria Ferri,
Sottosegretario Ministero della Giustizia