La Gladio rossa
Esisteva invece in termini assolutamente illegali una Gladio rossa, come poi è anche apparso chiaro pubblicamente dalle rivelazioni dell’ex appartenente al KGB Mitrokhin. Al cessare della seconda guerra mondiale il PCI organizzò una forza paramilitare clandestina basata su una struttura di comando e controllo, un organico che le varie fonti fanno oscillare dai cento mila ai duecentocinquantamila
uomini, una ampia serie di depositi di materiali di armamento e telecomunicazione. Agli inizi, tale organizzazione sarebbe dovuta servire per portare a termine un colpo di stato e realizzare, in Italia uno stato comunista, come accaduto in altri paesi dell’Europa dell’est. Tale iniziativa fu chiaramente impedita dal volere dell’Unione Sovietica, la quale
intendeva da una parte rispettare gli impegni assunti a Yalta, e dall’altra non riteneva di avere alcun vantaggio e nessuna possibilità di successo di fronte ad una sicura reazione da parte occidentale. La struttura clandestina, assolutamente fuori legge, dipendeva direttamente dal PCI. Nel tempo subì, delle trasformazioni, sia con adeguamenti strutturali sia con mutamenti nelle funzioni che alla fine divennero quelle di supportare con sabotaggi ed atti di guerriglia, una eventuale aggressione e penetrazione in territorio italiano delle
forze del Patto di Varsavia. Per la preparazione a tale tipo di azioni,
Mosca sostenne il mantenimento della struttura sia finanziariamente,
sia con attività addestrative in paesi del Patto di Varsavia. Una vera e
propria Gladio alla rovescia, questa volta però assolutamente illegale.
Si proponeva infatti: agli inizi di impossessarsi violentemente del potere e, successivamente di appoggiare il nemico invasore, contro lo Stato italiano! Della sua esistenza era al corrente il servizio informazioni italiano, allora SIFAR, poi SID che regolarmente aveva informato l’autorità politica al governo. Quando assunsi la carica
di direttore, ebbi occasione di leggerne la relativa documentazione.
Copia della stessa, era stata da poco consegnata all’autorità giudiziaria, la quale, a seguito di un servizio pubblicato dall’Europeo, aveva aperto un’inchiesta. I risultati dichiararono il riconoscimento dell’esistenza di
una struttura occulta, organizzata dal P.C.I. e la sua illegalità. Tuttavia, si archiviò il tutto per prescrizione dei termini dei reati. Rimane comunque indiscutibilmente vero che: l’organizzazione Gladio
messa a punto dai servizi d’intelligence nazionali, era assolutamente legittima, organizzata nel quadro delle predisposizioni difensive della
pianificazione dell’Alleanza Atlantica e presente pressoché in tutte le pianificazioni degli Stati alleati, mentre la cosiddetta gladio rossa era assolutamente illegale e istituita per favorire l’invasore.
Il brano è tratto dal libro del Generale Luigi Ramponi, Val la pena di vivere, Aracne editrice