Palazzi & potere
M5s, lavoro a 5 Stelle. Il libro della deputata Ciprini con De Masi
M5s, lavoro: il libro della deputata Tiziana Ciprini. La prefazione è di Domenico De Masi
Se esiste un merito particolare nel libro di Tiziana Ciprini è che, già da solo, riesce a sfatare il luogo comune secondo cui i parlamentari del Movimento 5 Stelle non avrebbero le competenze necessarie per governare il Paese. “Il Bene Lavoro” (appena uscito da Minerva Edizioni, 328 pagine) fa emergere piuttosto il quadro netto di una giovane professionista che, ancor prima di dare battaglia in Parlamento per cinque anni dai banchi dell’opposizione, possedeva già gli strumenti per affrontare le sfide presenti e future del pianeta occupazione, con tutto il bagaglio culturale ed esperienziale necessario ad un compito così rilevante.
Non a caso il libro si vale della lunga parte introduttiva firmata da una star del campo quale Domenico De Masi, il cui saggio, uno spaccato puntuale sul nostro mondo con una visione di lungo periodo, può a buon diritto essere considerato assai più di una semplice prefazione, perché consente al lettore, compresi i non addetti ai lavori, una inaspettata presa di coscienza su dove siamo e dove stiamo andando, probabilmente senza nemmeno essercene accorti, e di farlo non sulla base di considerazioni para-filosofiche, come accade con altri numi del pensiero sociologico, bensì attraverso l’analisi stringente guidata da numeri e dati offerti dalle più attuali ricerche in materia, sapientemente interpretate su scala locale ed internazionale.
E’ da simili, illuminate premesse che parte Tiziana Ciprini, muovendo in primo luogo dal contesto globale delle regole: i guasti causati da “mostri” quali MES e Fiscal compact, o la persistenza di organismi occulti che detengono le leve finanziarie, a cominciare da quel Gruppo dei Trenta che vede ai vertici il governatore Bce Mario Draghi e su cui, dopo le aspre critiche sollevate in Parlamento da Ciprini e ripercorse nel libro, oggi si appunta l’inchiesta del Mediatore europeo.
Un’analisi, quella della portavoce a cinque stelle nella Commissione Lavoro di Montecitorio, che si rivolge poi sul livello nazionale, per lanciare fendenti sugli apparati lobbistici che tutt’oggi gestiscono il multiforme potere legato ai livelli occupazionali del Paese, in primis quei particolari sistemi di cooperazione che, come viene documentato nel libro, tradendo l’originaria vocazione mutualistica e solidaristica, sono diventati altrettanti, asfittici circuiti di potere autoreferenziale, capaci di dar vita a veri e propri assetti bancari, in grado perfino di sottrarsi ai controlli previsti per i normali istituti di credito.
Così come, calandosi a fondo in un altro tema caldo che ha già suscitato polemiche tra M5S e Cgil, Ciprini affronta di petto il pilastro della rappresentanza sindacale, con il fine ultimo di recuperarne ed esaltarne tutto il valore, e di farlo proprio indicando una ad una le piaghe che ne hanno affievolito la presenza tra i lavoratori e la portata nelle dinamiche evolutive del lavoro in Italia.
Il Bene Lavoro, infatti, lungi dal limitarsi a contrastare le politiche “scellerate” del governo uscente (dal “Flops Act” alla “Abominevole APE”, come si intitolano altrettanti paragrafi), attraverso la penetrante analisi critica disegna le linee guida di una proposta a tutto campo destinata a guidare il Paese per i prossimi vent’anni. E lo fa grazie a strumenti scientifici quali la ricerca previsionale, coordinata dallo stesso professor De Masi e commissionata oltre un anno fa al famoso sociologo, Lavoro 2025: uno sguardo lungo su come l’automazione spinta sta già mutando i nostri tempi di vita e di lavoro, con il dichiarato obiettivo di essere preparati ad introdurre le nuove regole per non rischiare di essere travolti ed, anzi, saper governare fin da subito le rapide trasformazioni in atto.
Nata a Perugia, nel cuore dell’amatissima Umbria, una laurea in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, Master in Scienze forensi, Tiziana Ciprini offre, con questo suo primo libro, la testimonianza concreta di una professionista che è stata già capace di porre le proprie competenze – e, in qualche modo, anche la sua esperienza di vita – al servizio del Paese, attraverso una lunga serie di proposte di legge, interrogazioni, atti parlamentari, non meno che sul suo territorio, dove possiamo incontrarla in prima linea con cittadini e pentastellati locali schierati in difesa dell’ambiente, o al fianco dei lavoratori per la difesa della fabbrica (vedi la lotta per salvare posti di lavoro in Perugina-Nestlé), sempre pronta a volantinare e manifestare a tutela dei diritti, della dignità di quello che lei considera – e che è – un bene prezioso: il lavoro.
Il Bene Lavoro – La nuova era dell’occupazione globale in Italia sarà presentato alla Camera, Palazzo San Macuto, Sala del Refettorio, mercoledì prossimo, 10 gennaio, alle ore 15.
Con Tiziana Ciprini ci saranno il professor Domenico De Masi, gli economisti Ilaria Bifarini e Nino Galloni e la giornalista Rita Pennarola, che condurrà l’incontro. Lettura di brani scelti a cura di Geraldina Rindinella.
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LA PREFAZIONE DI DOMENICO DE MASI
«Considero come privilegio aver letto in anteprima “Il Bene lavoro” di Tiziana Ciprini e poterne scrivere su suo invito l’introduzione. Ciò che rende doppiamente prezioso questo testo non è solo l’accuratezza con cui esso è composto e lo stile gradevole con cui è scritto, ma anche il particolare punto di vista dal quale il suo oggetto di studio è osservato. E’ infatti una fortuna per il lettore potere esplorare il mondo del lavoro non attraverso il solito sguardo dei sociologi, dei giuristi, degli economisti, ma attraverso gli occhi attenti e la mente intelligente di Tiziana Ciprini, membro della Commissione Lavoro della Camera, cioè del luogo di massimo prestigio dove si vagliano le proposte di legge, si fanno audizioni circa i problemi sul tappeto, si formulano i testi normativi».
Così Domenico De Masi, docente emerito di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma, apre la vasta introduzione al libro di Tiziana Ciprini, donando alla trattazione un valore aggiunto dispiegato con elementi di novità e lungimiranti visioni lungo le tappe in cui si articola il volume stesso, con l’esplicito obiettivo di «fornire al lettore gli scenari entro i quali si inscrivono di volta in volta i problemi trattati dalla Ciprini nei singoli capitoli, tutti straordinariamente interessanti per chiunque oggi si occupi del problema lavoro».
Dopo aver ricordato la ricerca previsionale Lavoro 2025, commissionata al suo studio dal Movimento 5 Stelle e svolta con l’apporto della stessa Ciprini, il professor De Masi parte dunque dal contesto globale entro cui vanno letti i temi trattati mostrandoci - sempre con il conforto di rigorose ed aggiornate ricerche – i primi paradossi che riguardano il nostro Paese, all’ottavo posto nel mondo per prodotto interno lordo («in altri termini, 158 Paesi stanno peggio di noi»), ma con una ricchezza sempre più concentrata in poche mani e masse crescenti di nuovi poveri. Una anomalia che lo porta a ricordare Vaclav Havel, quando disse che «il comunismo ha perso ma il capitalismo non ha vinto. Il motivo è semplice: il comunismo sa distribuire la ricchezza ma non la sa produrre; il capitalismo sa produrre la ricchezza ma non sa distribuirla».
Da qui discendono fenomeni in atto, non meno rilevanti, quale il pauroso regresso demografico che interessa l’Italia: «l’Istat ha sottolineato che per la prima volta negli ultimi novanta anni si è verificata una diminuzione consistente dei residenti in Italia e che i morti sono stati più dei nati. Un fenomeno del genere si era verificato solo in occasione delle due guerre mondiali: nel periodo 1915-18 e nel 1943. La spiegazione più plausibile di questo regresso demografico viene dalla crisi economica che ha distribuito in modo iniquo le sue conseguenze negative, e dai tagli al welfare che in quest’ultimo periodo hanno ridotto le tutele sanitarie, sia in termini di prevenzione che in termini di cure. Intanto calano le nascite e il fenomeno è ancora più allarmante se si pensa che nel nostro paese solo il 14% degli abitanti ha meno di 15 anni, mentre il 27% ha più di 60 anni».
Welfare e occupazione femminile, vista nel contesto più generale dei tempi e della esistenza, occupano un posto centrale nel libro di Ciprini e sono altrettanti aspetti su cui si sofferma De Masi.« Estromesse dal mondo del lavoro - scrive - in cui i maschi celebravano il loro monopolio, durante la società industriale le donne si sono costruite un loro mondo centrato sul culto del servizio, dell’estetica, della soggettività, dell’emotività. Molte mamme sono state complici di questa segregazione: “Il maschismo – ha scritto la nota femminista Germaine Greer – è come l'emofilia: attacca gli uomini ma è trasmesso dalle donne”».
«Oggi però, nella società postindustriale, proprio quei valori, sommati alla preparazione, alla flessibilità, all’apertura mentale, alla voglia di sperimentare e di mettersi in gioco, determinano la superiorità professionale e umana della donna sull’uomo soprattutto nei settori dell’estetica, dei media, della formazione, del benessere, del turismo, delle pubbliche relazioni, dove infatti cresce il numero di donne che riescono a raggiungere posizioni di leadership».
«In Italia ci sono 800.000 vedovi e 2,5 milioni di vedove. A livello mondiale, nel 2030 le donne vivranno tre anni più degli uomini. Negli USA controlleranno i due terzi dell’intera ricchezza. Il 60% degli studenti universitari, il 60% dei laureati e il 60% dei possessori di master saranno donne. Molte donne sposeranno un uomo più giovane di loro. Molte avranno un figlio senza avere un marito, mentre agli uomini non sarà ancora possibile avere un figlio senza avere una moglie».
Sullo stato attuale del sistema lavoro in Italia arriva poi la sentenza tranchant di De Masi: «I padri del socialismo affidarono alle avanguardie partitiche e sindacali, come compito primario, la formazione socio-politica dei lavoratori. Avere eluso questo compito per decenni rappresenta il peccato mortale della sinistra e porta all'attuale lotta impari tra un padronato agguerrito e coeso, sempre più organizzato in lobby internazionali, e un proletariato incolto, provinciale, demoralizzato, frammentato, sempre più debole e depresso. Come acutamente notava il grande politico brasiliano Leonel Brizola, “purtroppo i poveri non hanno lobby”. Ma non hanno neppure l’apparato di esperti e consiglieri e formatori e guru che potrebbero spiegargli i grandi mutamenti in atto su scala planetaria, le nuove forme di vulnerabilità cui sono soggetti i lavoratori e i disoccupati, le nuove strategie indispensabili per progettare e realizzare il proprio riscatto».