Palazzi & potere
Sud e imprese: perché è così difficile?
I dati parlano chiaro: il Sud dipende dallo Stato più del Nord. Lo conferma anche la Commissione europea, in un recente report sulla competitività delle regioni. Si legge che nel 2012 la spesa governativa ha rappresentato il 34 % del Pil del Mezzogiorno contro il 18 % del Pil del Centro-Nord. Dato che la crisi ha causato una contrazione della domanda interna e della spesa pubblica, il Sud ha sofferto più del Nord. La riduzione degli investimenti pubblici, pari al 27 % tra il 2008 e il 2014, ha pesato per il 4 % del Pil nel Mezzogiorno rispetto al 2 % nel resto del Paese. Fin qui, nulla di nuovo.
È veramente più difficile fare impresa al Sud? Dai numeri sembrerebbe di sì. Poche imprese e troppo piccole scrive Francesco Bruno (http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/05/02/fare-impresa-sud/). Le cause che ostacolano la competitività delle lagging regions, partono quasi sempre dalla rigidità del mercato del lavoro che penalizza maggiormente le regioni in ritardo rispetto alle altre. Tasto dolente in Italia, dove lo scontro ideologico è ancora tale da impedire qualsiasi ragionamento politico, con buona pace dei giovani disoccupati meridionali.
Passiamo poi alla facilità di fare impresa. In particolare, in negativo si segnalano i 301 giorni per ottenere un permesso a costruire in Sicilia e i 279 in Calabria, nonché il tempo necessario per ottenere una sentenza civile di primo grado: se ad Aosta si impiegano 11 mesi, a Lamezia Terme c’è un coagulo di 5 anni e 7 mesi.
Ma ipotizziamo che si riesca a migliorare nei parametri sopra descritti, dove per necessità di spazio abbiamo tralasciato le questioni inerenti ai trasporti e alle università. Cosa ostacolerebbe ulteriormente il fare impresa al Sud?
L’illegalità. Scoperta dell’acqua calda, ma che però continua ad impattare enormemente sul mancato sviluppo del mercato privato. Dove non c’è la rule of law, la “mano” di Adam Smith oltre ad essere invisibile resta anche immobile, ripercuotendosi su numerosi aspetti:
- la dimensione delle imprese, perché crescere significa attirare le attenzioni della criminalità organizzata e/o del Fisco;
- la libera concorrenza, falsata sia negli appalti pubblici sia in quelli privati;
- gli investimenti di grandi imprese italiane o straniere, frenati dai primi due punti;
- gli incentivi per provarci e per rischiare, latitanti.
A volte spetta al diritto salvare l’economia: dove prevalgono forme di illegalità e di sommerso, l’economia di mercato non riesce a dispiegare i suoi effetti. Solo con un solido sistema legale si può accompagnare il Mezzogiorno dentro i canoni di un’economia rivitalizzata e salvata dai suoi rovesci.
Benedetta Fiani