Passera liquida Italia Unica.Via 12 dipendenti del partito.Addio alla politica
Quello che rimarrà del suo partito confluirà nel movimento "Idea" di Gaetano Quagliarello, passaggio ufficializzato in una manifestazione comune a settembre
L'adieu di Corrado Passera. Il segnale arrivato dalla presentazione in Zona Cesarini del piano per salvare Montepaschi, alternativo a quello targato JP Morgan, era stato per molti inequivocabile. Anche perché se fosse stato clamorosamente accolto, avrebbe traghettato, da lì a qualche mese, il ritrovato banchiere, segretario di Italia Unica, sulla plancia di comando di una delle più zoppicanti banche del sistema del credito italiano. Ma poi qualcuno si era spinto a interpretare il blitz tirando in ballo ancora una volta la sua passione politica, motore che lo avrebbe spinto a tentare di risolvere quella che era diventata a tutti gli effetti una questione nazionale che avrebbe sicuramente innescato effetti sistemici.
E invece no. Corrado Passera dice addio alla politica. Non c'è ancora l'ufficializzazione, ma i segnali che arrivano dalla sua macchina organizzativa, quell'Italia Unica fondata nel 2014, divenuta ufficialmente partito politico il 31 gennaio 2015 con tanto di lancio di un mega business plan per l'Italia da 400 miliardi di euro. Spinta per rimettere finalmente in moto il Paese dopo decenni di crescita asfittica.
L'ex banchiere, il cui nome era circolato anche a inizio giugno fra i papabili per andare a sostituire Federico Ghizzoni alla guida di UniCredit (anche questa segnale che qualcuno ha bollato subito come fantafinanza ma che poi forse qualche fondamento lo aveva), ha chiuso su due piedi i rapporti di lavoro con dodici tra contratti a tempo determinato e indeterminato, dipendenti-dirigenti che coordinavano le attività di Italia Unica nel quartier generale della prestigiosa sede (250 metri quadrati) di via di Santa Teresa nel centro di Roma. Gli altri restanti quattro contratti, tra cui il coordinatore Lelio Alfonso, rimarranno in vita fino a dicembre, ma per gestire l'ordinaria amministrazione.
Troppe delusioni (la mancata conquista della leadership di un centro-destra riformista in primis) e i milioni persi per un'avventura che alla fine, come ha confermato anche il risultato elettorale nella corsa per il sindaco di Milano, non è approdata ad alcunchè hanno consigliato all'ex manager di Poste e Intesa-Sanpaolo di abbandonare le proprie velleità politiche che hanno avuto nella partecipazione al governo tecnico di Mario Monti alla guida del prestigioso Ministero dello Sviluppo Economico (dal novembre 2011 al marzo 2013) il loro momento più alto.
Ora, pare che aspiri a prendere le redini del partito o quel che resta l'ex Foza Italia ed Ncd Gaetano Quagliarello, altro ex ministro che in questi mesi ha fondato il movimento Idea. A settembre, in occasione di un'iniziativa sostenuta con un centinaio di amministratori per il No al referendum (l'8 e il 9 a Matera), dovrebbe venir annunciata la fusione-convergenza delle due esperienze politche. Ma pare che Passera non vi parteciperà.