Pd cene delle beffe: Zingaretti in trattoria, Renzi da Calenda. Il web insorge
La "guerra delle cene" nel Partito Democratico fa sorridere la rete. E gli insulti si sprecano
Il Pd non sa più cosa inventarsi per favorire il governo Lega-m5s e aumentare i consensi della triade Conte-Di Maio-Salvini.
Ultimo autogol in ordine di tempo: Carlo Calenda annuncia un invito a cena a casa sua a Marco Minniti, Paolo Gentiloni e Matteo Renzi per fare il punto della situazione e trovare una quadra perché il Partito Democratico possa ripartire; a tutta risposta, sempre sui social network, Nicola Zingaretti sbandiera l'intenzione di organizzare una cena in trattoria con un operaio, un imprenditore, uno studente e un professore. L'incipit di una barzelletta, praticamente.
Ovviamente, in men che non si dica, la "guerra delle cene" dem viene umiliata sul web. Inizia l'autorevole voce del giornalista Massimo Giannini, che definisce in toni funerei quella di Calenda "l'ultima cena". Poi ci si mettono gli utenti di twitter e di facebook: "Nel Pd è sempre stato tutto un magna magna. Ma ora è ufficializzato" scrive qualcuno, cui rispondono altri con una citazione illustre: "Da Weber a Veber, brutta fine". L'allusione è ovviamente al film La cena dei cretini del regista francese Francis Veber. Le citazioni cinematografiche continuano con il riferimento alla celebre pellicola di Alessandro Blasetti del 1942: "Ma che cos'è? Il remake piddino de La cena delle beffe?".
I commenti insultanti si sprecano, alcuni addirittura irriferibili.
Insomma, la nuova linea politica "conviviale" inaugurata dalle due correnti dem, quella filorenziana e quella antirenziana, convince poco o nulla, e la reazione parecchio "grillina" del Presidente della Regione Lazio Zingaretti all'annuncio della cena a quattro a casa di Calenda rende il tutto più tragicomico.
Avevamo già consigliato di togliere i social network ai rappresentanti istituzionali del Pd, così da recuperare consensi, ma visti gli ultimi sviluppi riteniamo fermamente che la comunicazione sia stata affidata segretamente tout court allo spin doctor di Matteo Salvini, ovvero Luca Morisi, o magari a qualche influencer della Casaleggio & Associati. Difficile spiegare altrimenti così tanti autogol inanellati uno dietro l'altro da parte del Partito Democratico negli ultimi tempi.
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