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Politica
Pd e M5S torneranno insieme. Marciare separati e colpire (il Cdx) uniti
Enrico Letta Giuseppe Conte 
Lapresse

Pd – M5S un destino comune nonostante l'ennesimo strappo (in Sicilia)

 

Il recente strappo in Sicilia tra Movimento Cinque Stelle e Partito democratico sembra segnare un ulteriore iato tra i due soggetti politici. Il segretario del Pd in Sicilia, Anthony Barbagallo ha dichiarato:

“A Giuseppe Conte dico, intanto, che la dignità è mantenere la parola data. E questa rocambolesca giravolta di oggi del suo Movimento è tutt'altro che degna. Quello del M5s è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista".

Al che Conte ha ribattuto su Facebook:

"Alcune settimane fa ero stato chiaro: quello che vale a Roma vale a Palermo. Sappiamo come è andata nella capitale: il Pd ha scelto l'agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II. Nonostante questo, in Sicilia abbiamo tentato fino all'ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie. Dal Partito democratico, però, ancora una volta non sono giunte risposte adeguate"

In tutto questo chi ne ha fatto le spese è stata la candidata comune alle regionali in Sicilia Caterina Chinnici del Pd che, pur accettando ancora la candidatura deve correre azzoppata visto che il M5S candiderà in solitaria Nuccio Di Paola che è l’attuale referente regionale proprio dei pentastellati.

Quello che è successo in Sicilia è un segnale grave per un progetto strategico che comunque ha ancora la sua ragione d’essere e cioè l’alleanza strutturale tra PD e M5S a livello nazionale.

Si tratta del vecchio progetto fatto decollare a suo tempo da Nicola Zingaretti e Giuseppe Conte. Enrico Letta lo ha ereditato e lo stava portando avanti insieme a Conte quando l’ordigno gli è scoppiato improvvisamente tra le mani.

L’evento è stata la caduta del governo Draghi che –come noto- il Ps continua ad imputare ai Cinque Stelle mentre Conte e gli analisti politici ritengono si sia trattata di una decisione dell’ex banchiere centrale che comunque aveva una ampia maggioranza per continuare sia alla Camera che al Senato.

Non sfugge comunque che in questa fase si tratta probabilmente di tattica, nel senso che ai Cinque Stelle conviene presentarsi da soli e non con il “partito di Bibbiano” o “Pdl – L” come lo chiamavano prima dalle parti di Genova.

Nulla toglie che, una volta passate le elezioni del 25 settembre proprio grazie ai meccanismi perversi del pessimo Rosatellum 2, Pd e M5S possano tornare insieme, come del resto ha anche fatto chiaramente intendere lo stesso Capo politico Giuseppe Conte provocando le solite indignate rimostranze dei duri e puri di entrambi gli schieramenti.

Il motivo per cui conviene “marciare separati e colpire uniti” è che elettoralmente il separatismo può rendere. Come può in seguito rendere il “colpire uniti” per contrastare strutturalmente un centro – destra compatto che tutti i sondaggi danno per ampiamente vincente.

Questo porterà ad una più gestibile Repubblica tripolare o bipolare e non quadripolare (Cdx, Csx, M5S, Terzo Polo), come è attualmente.

Conte ha dimostrato in due governi di essere leader scaltro ed avveduto che sa gestire il suo potere e soprattutto il suo futuro e quello di Beppe Grillo su cui hanno investito le loro speranze tanti italiani.

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