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Politica
Pd, Orlando: 90% contro l'alleanza col M5S

"Se il Pd si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici". Lo scrive su twitter il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. "Si può ripartire - spiega il ministro rispondendo a una follower - solo se lo si fa insieme. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un arrocco da un lato e un desiderio di resa dei conti dall'altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano dal M5S. Il leader c'è e fa il presidente del Consiglio". Quindi pieno appoggio a Paolo Gentiloni, che aveva salutato con un "grazie" l'ingresso nel partito del ministro dello Sviluppo. L'unico a vedere oggi un accordo possibile tra dem e M5S è il leader leghista Matteo Salvini.

Nel caos attuale del Partito democratico, anche oggi tiene banco il dibattito "alleanza sì, alleanza no" in un eventuale governo con il Movimento. Netto no ad accordi con Di Maio arriva da Andrea Orlando, leader della minoranza interna dem, che si spinge anche oltre, contabilizzando la scelta dei vertici del partito: "Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un'alleanza con il M5s"
Di un dialogo con M5S, torna invece a parlare il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino: "Non è il pd che si sposta verso i 5 Stelle, sono gli elettori che ci hanno mandato all'opposizione. Poi il dialogo e il confronto sono alla base della vita del parlamento. Chiaramente spetta a chi ha vinto fare delle proposte. A M5s dico: dite al paese, al parlamento, cosa volete fare, quali sono le vostre proposte politiche e programmatiche. Se volete cercare delle alleanze dovrete fare delle proposte, mediando il vostro programma". Mentre un altro governatore possibilista, Michele Emiliano, attacca duro Calenda: "Bisogna liberarsi di personaggi come lui".

"Un'alleanza con M5s? No, non siamo compatibili né con loro né col centrodestra. Stiamo discutendo dell'ipotesi di alleanza con Di Maio perchè è stata la prima introdotta nella discussione interna al partito ma abbiamo la stessa distanza con i grillini e con il centrodestra", così il ministro Andrea Orlando.

E ancora, in un post su Fb: "È stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull'alleanza con i 5stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale. La discussione tuttavia mostra la corda. La maggioranza, tutta, esclude questa ipotesi. Quindi quasi il 70% del Pd. L'area politica che mi ha sostenuto al congresso ha escluso la possibilità di un governo con i 5 stelle, così come con il Centrodestra, quindi si aggiunge un ulteriore 20% del Pd. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%"... quindi il conto è presto fatto. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un'alleanza con il M5s". Chiude così anche alla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini che sull'eventuale alleanza chiede un referendum.

Gli orlandiani, al termine di una loro riunione alla Camera, hanno predisposto un documento che "sottoporremo lunedì alla Direzione se la discussione non sarà risolta". Le richieste sono: dimissioni effettive di Matteo Renzi e gestione collegiale e unitaria del partito. Da subito, a partire dalla composizione delle delegazioni che saliranno al Colle per le consultazioni. E no a "alleanze inverosimili con i 5 Stelle" e a "inciuci con la destra".

"Da lunedì, dopo la Direzione - viene spiegato - deve aprirsi una fase nuova che deve portarci a discutere seriamente del fatto che siamo scesi al 18 per cento, una sconfitta di proporzioni storiche. Di queste si deve discutere e non di alleanze con i 5 Stelle, cosa inverosimile e da noi mai proposta" come, "con la stessa forza occorre avere una posizione netta che non ci porti a fare inciuci con la destra".

Torniamo al ministro dello Sviluppo. Stamattina è stato al Nazareno, dove ha preso la tessera con tanto di photo opportunity insieme a Maurizio Martina. Subito dopo, la visita a Palazzo Chigi:  "Il Pd ha un leader ed è Paolo Gentiloni che è a Palazzo Chigi e adesso io vado lì", ha detto Calenda. Il dado è tratto, ha detto all'uscita.

Nel dibattito anche aspro tutto interno al Pd su eventuali alleanze parlamentari o scelta di rimanere all'opposizione interviene il leader della Lega, Matteo Salvini che si allarma: "All'orizzonte vedo un accordo tra Cinquestelle e Pd. Visto il silenzio dei pentastellati sugli incarichi dei Servizi, non vorrei ci fossero altri ragionamenti dietro".

Salvini si riferisce alla scelta del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) di accogliere in un decreto il parere espresso dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - approvato qualche giorno fa a larghissima maggioranza - sulla permanenza per altri 12 mesi di Alessandro Pansa direttore del Dis e Alberto Manenti direttore dell'Aise, vertici dei Servizi di sicurezza. Gentiloni aveva informato di ciò tutti i leader dei principali partiti, da Di Maio alla Lega. Ma oggi Salvini ci ripensa: "Che vergogna. E mi insospettisce il silenzio dei 5 Stelle: non  vorrei ci fosse un accordo Gentiloni-Di Maio dietro l'angolo a partire dalle poltrone per arrivare al governo".

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