Referendum, vince il No? La Germania schiera i panzer contro l'Italia - Affaritaliani.it

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Referendum, vince il No? La Germania schiera i panzer contro l'Italia

Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)

Referendum, imbarazzo nel Pd per il flirt tra Renzi e Schäuble

Nel commento di Matteo Renzi all'endorsement di Wolfgang Schäuble per il Sì al referendum di domenica prossima c'è la chiave per capire che cosa stanno preparando le istituzioni (finanziarie e non) europee, Germania in testa, se il premier dovesse uscire sconfitto dalle urne. Quando il presidente del Consiglio afferma: "Credo che Schauble come altri auspichi per l'Italia una situazione di stabilità, il 5 dicembre, piuttosto che l'ennesima crisi al buio" conferma di fatto che in caso di successo del No da Bruxelles, Francoforte e Berlino partirà una sorta di ritorsione contro il popolo italiano reo di aver votato contro le indicazioni dell'establishment.

Dopo lo choc della Brexit e dell'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, la Commissione Ue, la Bce e il governo tedesco temono che in Italia possa fermarsi il processo di riforme e che le cosiddette spinte populiste, sia 5 Stelle sia Salvini-Meloni, possano soffiare anche a Roma. Ed ecco che le parole di Schäuble con il commento di Renzi celano il piano che scatterebbe con la vittoria del No: l'Ue diventerebbe molto più rigida e inflessibile con l'Italia, altro che le finte liti tra Juncker e il premier, sia sul fronte dell'immigrazione sia su quello dei conti pubblici e della Legge di Bilancio.

Resta il fatto che in molti, anche nel Pd, hanno sorriso leggendo il commento del presidente del Consiglio alle parole del ministro delle Finanze della Germania. "Ma come, e tutte le guerre contro i falchi di Berlino (Schäuble è proprio l'alfiere dell'austerity molto più della Merkel)?", ironizza un parlamentare dem. Un altro aggiunge: "Adesso ci alleiamo perfino con Schäuble con il quale abbiamo litigato fino a ieri...".

Insomma, l'imbarazzo è palpabile nel Partito Democratico e l'impressione sempre più forte è che a favore della riforma e del Sì siano davvero schierati i poteri forti. D'altronde la lista è lunghissima: dalle banche d'affari di mezzo mondo ai governi stranieri passando per il Financial Times, Confindustria e ovviamente Fca di Sergio Marchionne.