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Angelo Maria Perrino

Rosatellum, approvata la norma 'salva-Verdini'

La legge elettorale alla prova del voto finale

Rosatellum, approvata la norma 'salva-Verdini'

Scontri a Maontecitorio e manifestazioni di protesta, finalmente si arriva al voto finale sulla legge elettorale. Dopo tre fiducie votate con ampia maggioranza, l'ultima è arrivata con 309 sì 87 no ìe 6 astenuti, si gioca con il pallottoliere, si fanno calcoli sui franchi tiratori, si scrutano volti e mosse dei deputati per capire cosa faranno quando, forse già nel pomeriggio, saranno chiamati a votare con voto segreto il via libera alla legge elettorale. Voto segreto che dovrebbe essere richiesto dai contrari alla legge che devono presentare solo 30 firme per attivare la procedura. Prima però bisognerà votare gli articoli 4 e 5 e discutere gli ordini del giorno.

Via libera, dopo un dibattuto confronto in aula, alla contestata norma - ribattezzata salva-Verdini - che consente agli italiani residenti in Italia di potersi candidare in una ripartizione delle circoscrizioni estere. Favorevoli all'emendamento sono stati 337 deputati, contrari 154, astenuti 22. Duro l'attacco di Danilo Toninelli, M5s: "E' una norma 'salva-Verdini". La replica del Pd: "Sa parte della dottrina sono stati addirittura avanzati dubbi sulla costituzionalità della sola candidabilità nella circoscrizione Estero per i residenti all'Estero. Con la nuova norma, il diritto riconosciuto ai cittadini residenti in Italia di candidarsi all'Estero viene comunque rigorosamente disciplinato e limitato. E' una norma di pura reciprocità", ha spiegato il relatore Emanuele Fiano, difendendo la norma.

Sulla carta il vasto schieramento che sostiene alla luce del sole il Rosatellum non dovrebbe avere problemi: messi tutti insieme dovrebbero raggiungere quota 441 voti, oltre il 70 per cento dei componenti della Camera. Una cifra che si ricava sommando i 283 deputati del Pd, i 50 di Forza Italia, i 23 di Area popolare, i 19 della Lega, i 14 di Civici ed Innovatori, i 6 delle Minoranze linguistiche, i 17 di Scelta Civica-Ala, i 12 di Centro democratico, gli 11 di Direzione Italia, i 6 dell'Udc e i 4 del Psi. Da questo calcolo bisogna togliere i 3 del Pd che hanno già detto che voteranno no: Rosy Bindi, il prodiano Franco Monaco e il lettiano Marco Meloni.

Il fronte del no, sempre sulla carta non ha chances: sommando i 13 voti di Mdp, gli 11 di Fratelli d’Italia, gli 88 del Movimenti Cinque Stelle, i 17 di Sinistra italiana e i 5 di Alternativa libera si arriva ad un magro 164 voti. A cui si potrebbero aggiungere i voti di alcuni deputati del corpaccione del Gruppo Misto che non hanno dichiarato le loro intenzioni. Tutti questi numeri portano alla conclusione che per bocciare la legge, nel segreto dell’urna dovrebbe manifestarsi 120, forse 127 franchi tiratori. Nella previsione che tutti i sostenitori del no si presentino in Aula e votino. Una cifra altissima, anche tenendo conto dei famosi 101 deputati che bocciarono la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica.

Nonostante questi calcoli rassicuranti, circola però a Montecitorio e dintorni incertezza e anche un certo timore. Nel Pd, per esempio, danno per scontato che si manifesteranno una trentina di franchi tiratori. Ma nessuno sa bene cosa decideranno i peones, tutta quella massa di deputati che compulsano tabelle e grafici per capire quale potrebbe essere il loro collegio uninominale o l’ampiezza del collegio plurinominale. Sono soprattutto deputati del Nord, dove la probabile alleanza Lega-Forza Italia potrebbe spazzarli via dal panorama politico. Ma lo stesso timore potrebbe spingere i deputati meridionali del centrodestra . Anche loro potrebbero essere penalizzati dal nuovo meccanismo di voto. E sullo sfondo si profila lo scoglio del Senato, dove i numeri, nonostante l’apporto del centrodestra, sono veramente a rischio quando si vota a scrutinio segreto.

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