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Politica
Salvini blinda Draghi in chiave anti-Meloni. E Giorgetti... I sospetti di FdI

"Noi contiamo di arrivare con Draghi a fine legislatura a marzo 2023". Queste parole di Matteo Salvini non sono piaciute affatto a Giorgia Meloni. Per niente. Fonti qualificate di Fratelli d'Italia, nonostante il segretario della Lega abbia poi garantito di essere pronto a sostenere l'eventuale candidatura del premier al Quirinale, leggono l'uscita dell'ex ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio del Conte I come "un altro tassello della guerra a Meloni".

Ancora ieri, proprio ad Affaritaliani.it, lo stesso Salvini aveva assicurato (clicca qui) di lavorare sempre e comunque per il bene della coalizione affermando che gli avversari politici sono Pd e M5S, non FdI. Non solo, da Via Bellerio garantiscono che sono parole sincere, vere, e che non nascondono alcun retropensiero negativo o di invidia per l'ascesa della leader di destra. Eppure in Fratelli d'Italia non si fidano. E ragionano più o meno così: Salvini voleva Draghi Capo dello Stato ed elezioni nel 2022, poi si è spaventato per gli ultimi sondaggi e punta a chiudere la legislatura con questa maggioranza e questo esecutivo.

In FdI sono convinti che il timore che del numero uno leghista sia che in caso di elezioni tra aprile e maggio del prossimo anno, se continuasse questo trend, il sorpasso di Meloni potrebbe essere davvero concreto. Al contrario, ragionano sempre le fonti meloniane, probabilmente Salvini spera che con le elezioni nel 2023 il quadro cambi e FdI si logori con altri due anni all'opposizione. Il tutto si inquadra nella delicata e irrisolta vicenda del Copasir, che vede contrapposti proprio i due partiti sovranisti, e tocca anche le elezioni comunali di ottobre. Anche se a Roma è praticamente certo che a spuntarla sarà Enrico Michetti, come ha chiesto Meloni, la preoccupazione in FdI è che Salvini giocherà per la sconfitta con l'obiettivo poi di imputare il flop proprio all'alleata.

Ma non finisce qui. Sempre dal partito di Meloni sottolineano come prima della nascita del governo Draghi i rapporti con Giancarlo Giorgetti fossero "ottimi e quotidiani" con il numero due del Carroccio che ricopriva il ruolo di collante e di trait d'union. Ora è tutto diverso. Da quando GG è diventato ministro dello Sviluppo economico, spiegano fonti di FdI, anche questo canale con la Lega si è chiuso e i rapporti sono diventati praticamente nulli. A livello parlamentare, poi, tutti sanno che i due capigruppo della Lega, in particolare il presidente dei deputati Riccardo Molinari, non sono certo i primi sponsor dell'alleanza con FdI. Così come praticamente tutti i membri leghisti del governo, da Claudio Durigon (sottosegretario al Mef) al ministro per il Turismo Massimo Garavaglia.

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