Politica
La sinistra ha smesso di pensare: il suo hobby sono le scissioni
Di Carlo Patrignani
E' raccapricciante lo spettacolo che la sinistra, quanto resta della gloriosa sinistra del '900 che voleva cambiare il mondo a favore della povera gente, offre oggi agli elettori sgomenti, in libera uscita: nessun progetto e nessuna idea ma infinite, ripetute scissioni.
Quel che resta della gloriosa sinistra del '900, il socialismo delle origini, ha smesso di pensare, di far ricerca e di elaborare un pensiero più o meno forte, solido e coerente: e improvvisamente dalla primavera del 2013 ha scoperto nel gesuitismo di Papa Francesco la fonte meravigliosa e il leader intoccabile.
Parallelamente a questa involuzione progettuale e ideale accoppiata al trasformismo dilagante, sintomi evidentissimi di assenza di identità, essa procede, come nel '68 inneggiando alla libertà assoluta per scissioni e rotture infinite, ora verso il fantasmagorico centro moderato ora verso l'estrema sinistra, seguite dall'evanescente anelito ad un nuovo soggetto politico.
Ripete la deleteria prassi che a suo tempo smembrò il neonato (1892) Partito Socialista dei Lavoratori: dal bolscevico Pcd'I del 1921 a Livorno si arrivò all'anti-frontista Psdi del 1947 a Palazzo Barberini, quindi di nuovo l'onda rivoluzionaria del 1964 al Palazzo dei Congressi con il Psiup, poi dopo il crollo del Muro di Berlino dell'89 Rifondazione Comunista del '91 in alternativa al Pds-Ds che nel 2007 diede vita, fondendosi con i cattolici di sinistra, al Pd.
E ora, dopo il falò subito spentosi della Lista Tsipras-Altra Europa, ecco comparire sulla scena Sinistra Italiana, un mix di 'giovani turchi' fuoriusciti dal Pd, l'economista bocconiano Stefano Fassina e il filosofo Alfredo D'Attorre, l'ex sindacalista della Cgil Sergio Cofferati, lo storico Carlo Galli e la Sel di Nichi Vendola, costola di Rifondazione Comunista, più i reduci di partitini mai nati, come Sd di Fabio Mussi e Cesare Salvi. Oltre Sinistra Italiana che solo a gennaio prossimo si strutturerà come ennesimo partitino, c'e' 'Possibile' del transfuga del Pd, Pippo Civati e si aspetta 'la coalizione sociale' di Maurizio Landini.
Scissioni per scissioni, un gruppetto di quattro parlamentari socialisti del minuscolo Psi di Riccardo Nencini ha traslocato nel Pd di Matteo Renzi, altri, imperterriti, restano da separati in casa, e altri infine espulsi dal padre-padrone fondano Risorgimento socialista che domani si dota di una struttura autonoma: appuntamento all'Auditorium di via Rieti a Roma.
Una Babele, insomma, di sigle, di nomignoli, di Kalimera e Kalispera, di ammiccamenti a Podemos e Jeremy Corbyn ma per tutti il salvatore, il leader intoccabile è Papa Francesco e la sua enciclica Laudato sì, è la fonte meravigliosa, cui attingere come un tempo sono stati Il Capitale o i Quaderni del carcere.
Lo provano le entusiastiche affermazioni del rosso Fausto Bertinotti: "la rivoluzione la fa Papa Francesco" o del bocconiano Fassina "la vera sinistra è Papa Francesco" o ancora le domande estasiate di Landini: "produrre: cosa e perché, con quali tecniche, e con quale sostenibilità sociale e ambientale. Progettare e pensare dei prodotti che fin dall'origine siano a impatto zero o quasi [...] Se non ci fosse il papa, chi avrebbe il coraggio di scrivere cose del genere?".
E' impressionante tutto ciò: la deriva gesuitica pare incontenibile e senza argine alcuno, neanche un briciolo di laicità da opporre per respingere "le inframmettenze clericali", come le chiamava Riccardo Lombardi che nel lontano 1967 propose anticipando il Papa gesuita "una società più ricca perchè diversamente ricca" in alternativa al consumismo sfrenato e all'opulenza del modello realizzato dal capitalismo divenuto troppo costoso per l'umanità intera e l'ambiente.
O per contrastare "la missione" dei gesuiti, il controllo e la disciplina dei pericolosi movimenti di massa, ossia l'apostasia delle masse, che Antonio Gramsci aveva ben presente: "La Compagnia di Gesù è l'ultimo grande ordine religioso, di origine reazionaria e autoritaria, con carattere repressivo [...] I nuovi ordini sorti dopo [...] sono ramificazioni e tentacoli della Compagnia di Gesù [...] strumenti di resistenza per conservare le posizioni politiche acquisite, non forze rinnovatrici di sviluppo. Il cattolicismo è diventato gesuitismo".