Politica
Soros e moglie finanziano +Europa. 200mila euro per le elezioni europee
Si riempiono le casse del partito di Bonino-Tabacci-Della Vedova
+Europa, Soros e moglie finanziano il partito: 200mila euro per le elezioni europee
Fiume di denaro da George Soros e dalla moglie Tamiko Bolton a +Europa, il partito di Emma Bonino, Bruno Tabacci e Benedetto Della Vedona. La formazione politica filo-Bruxelles ha ricevuto quasi 200mila euro di finanziamenti dal finanziere ungherese e consorte in vista delle prossime elezioni europee del 26 maggio. I contributi, versati con due operazioni datate 22 e 30 gennaio 2019, sono stati pubblicati sul sito di Più Europa, in seguito all’entrata in vigore della legge Spazzacorrotti (l. 9 gennaio 2019, n. 3). Dal 31 gennaio i partiti sono tenuti a pubblicare le identità dei finanziatori il cui contributo superi i 500 euro.
Da inizio anno George Soros e sua moglie risultano gli unici finanziatori di +Europa ad aver superato tale soglia. La legge italiana proibisce donazioni individuali superiori ai 100mila euro nell’arco di un anno. Per tale ragione, Soros e la moglie non potranno effettuare ulteriori donazioni al partito nel 2019.
In occasione delle elezioni politiche del 2018 si era fatto strada il dubbio che, dietro all’imponente cartellonistica del piccolo partito, si celassero grossi finanziatori. Il nome di Soros, finanziere e filantropo dalla storia controversa, fu il primo a circolare fra i possibili donatori. Emma Bonino e Soros, del resto, sono legati da un’amicizia di lunga data.
Si può escludere, però, che il fondatore della Open Society abbia direttamente finanziato Più Europa nel 2018. Dal bilancio del partito, infatti, si apprende che i contributi dall’estero (pari a 100mila euro) sono stati tutti ascrivibili al professor Peter Baldwin. Stimato studioso ad Harvard, Baldwin ha messo a disposizione del movimento europeista 1,6 milioni di euro, di cui solo 100mila, per legge possono finire nel bilancio del partito (la parte restante è andata a finanziare le campagne di singoli candidati).
Il contributo di George Soros, si legge su www.wallstreetitalia.com (ecco l'articolo), colpisce per il peso specifico che assume nelle finanze di un partito relativamente piccolo, che conta circa 5.200 iscritti e che l’anno scorso ha raccolto appena il 2,56% dei voti alla Camera. Per fare un confronto, Più Europa nel 2018 ha raccolto da tutti i suoi tesseramenti la stessa cifra donata, a gennaio, da Soros e consorte. I finanziamenti e contributi complessivi ricevuti l’anno scorso dal partito, ammontano a 751.164 euro. Detta altrimenti, se il bilancio di quest’anno racimolasse le stesse cifre del 2018, Soros avrebbe contribuito al 26,6% delle finanze di Più Europa.
Per il fondatore della Open Society, finanziare campagne politiche è tutt’altro che una novità. Convinto sostenitore di una visione progressista e aperta della società, Soros ha ripetutamente denunciato i rischi del populismo europeo. Non stupisce, quindi, che il suo contributo vada a favore della forza politica che più radicalmente si oppone ai sovranisti. Un altro esempio di attivismo politico, dietro le quinte, è stato il finanziamento della campagna presidenziale di Hillary Clinton nel 2016, con un contributo da 9,5 milioni di dollari (fu il quinto maggior donatore dell’ex first lady). Nonostante la cifra imponente, l’aiuto di Soros non costituì che l’1,68% dei fondi raccolti dalla Clinton.
L’utilizzo politico del patrimonio di Soros, stimato a 8,3 miliardi di dollari, a supporto dei movimenti affini al suo pensiero gli è valso la fama di manovratore oscuro dei processi democratici. Com’è del tutto evidente dall’esperienza Clinton, però, i soldi non sono una condizione sufficiente per la vittoria delle elezioni. Allo stesso tempo, restano un vantaggio competitivo notevole rispetto a quei movimenti che non attirano le simpatie di supporter multimiliardari.
+Europa rivendica con orgoglio di essere l’unico membro italiano dell’Alleanza dei liberali e democratici europei (Alde). Anche i liberali dell’europarlamento hanno dovuto fare i conti con la cattiva pubblicità derivante dai loro finanziatori. Un’inchiesta pubblicata dal quotidiano Le Monde il 10 marzo ha rivelato che Alde aveva ricevuto, solo nel 2018, circa 122mila euro da lobby e società come Bayer, Uber, Google e AT&T.
“È perfettamente legale”, è stata la prima linea di difesa del direttore della comunicazione dell’Alde, Didrik de Schaetzen. Tre giorni dopo, dopo la rimostranze del partito di Macron, En Marche, il gruppo Alde ha annunciato che non avrebbe più accettato contributi finanziari da parte delle imprese (in Francia questa pratica è illegale). En Marche ha fatto sentire la sua voce perché considerando di entrare nel gruppo liberale il vista delle europee.