Politica
Conte, la lettera che Repubblica ha titolato "Tradito dalla Lega in Europa"
Ecco le lettera di Conte a Repubblica, pubblicata sul quotidiano in edicola oggi, il cui titolo è stato contestato da Palazzo Chigi.
Gentile direttore,
in questi giorni il suo giornale - come pure vari altri - si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio. I valori che ispirano la mia condotta sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni, da difendere sempre e comunque, la piena trasparenza nei confronti dei cittadini, la fedeltà assoluta agli interessi nazionali. Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici.
Muovo dalla prospettiva europea. Ho subito chiarito che questo inizio della legislatura si preannuncia denso di sfide e di opportunità, che il nostro Paese potrà cogliere solo se noi rappresentanti istituzionali sapremo interpretare lo “spirito del tempo” e offrire soluzioni efficaci e sostenibili.
Molto spesso, intervenendo alle riunioni del Consiglio Europeo, ho chiarito agli altri leader europei che la Casa comune sta attraversando un momento di particolare fragilità. Alcuni dei suoi abitanti si sentono particolarmente privilegiati, sono contenti delle stanze loro assegnate e degli spazi comuni. Altri non la trovano particolarmente confortevole, non si sentono a proprio agio.
Dobbiamo comprendere le ragioni del disagio e delle insicurezze e offrire risposte adeguate, intervenendo, con urgenza, per invertire il progressivo processo di esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione che si attendono dai politici visione e risposte concrete, in una prospettiva decisamente orientata alla crescita e all’inclusione.
I migliori amici dell’Europa sono gli europeisti critici, non quelli che si affidano a petizioni di principio.
Durante il negoziato preordinato alla designazione dei nuovi vertici delle Istituzioni dell’Unione mi sono dapprima opposto a soluzioni predeterminate e non elaborate nel consesso appropriato o nell’ambito del mandato congiunto che avevamo conferito al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Successivamente, quando mi sono opposto a soluzioni alternative, l’ho fatto non per pregiudizi personali o politici nei confronti degli altri candidati vagliati, ma perché ho ritenuto che le soluzioni prospettate non fossero idonee a tutelare i nostri interessi nazionali e comunque a garantire il necessario rilancio per superare il difficile momento che l’Unione europea sta attraversando.
La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa, per la sua storia personale e politica, e perché questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’Italia anche con riguardo alle restanti nomine.
Nei giorni precedenti la votazione della neo-Presidente ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, proprio in ragione dei sottesi equilibri e garanzie. Aggiungo che il discorso programmatico della neo-Presidente ha confermato molte delle priorità che stanno a cuore al nostro Paese, in tema di politiche sociali, di misure per l’occupazione e per la tutela dell’ambiente, di contrasto al traffico illegale di migranti.
Come è noto gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario. Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita.
Passando alla manovra economica, ho letto con attenzione la lettera del Ministro e Vicepresidente Di Maio, ieri pubblicata sul Sole 24 Ore, con la quale mi sollecita l’apertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale. Accolgo senz’altro questo invito e annuncio che, già per la prossima settimana, convocherò a Palazzo Chigi tutti i rappresentanti sindacali, delle imprese e delle altre associazioni di categoria, per un confronto ordinato e proficuo con la partecipazione di tutti i Ministri, in modo da acquisire, all’esito delle diverse interlocuzioni, una condivisa valutazione sulle varie istanze, utile a definire i contenuti della manovra economica in coerenza con gli interessi generali dei cittadini.
Ho già chiarito che ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica, perseguita separatamente, è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’intero Governo, come impongono le regole di correttezza istituzionale. La legge di bilancio, infatti, è l’espressione massima dell’indirizzo politico della maggioranza, e - più di ogni altra - richiede piena condivisione e coordinamento dal Vertice. Una iniziativa perseguita senza un principio di coordinamento rischia di complicare - non già di agevolare - il processo decisionale e, in particolare, la più completa formazione ed espressione della politica generale di governo, con il risultato di compromettere l’efficacia della nostra azione.
Quanto alla vicenda “moscovita” che occupa da qualche giorno i giornali, preciso che le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta. Ritengo improprio anticipare in questa sede i contenuti della mia informativa, anche perché sarebbe irriguardoso nei confronti dei Senatori.
Posso però garantire che riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo. Questo intervento sarà l’occasione per ribadire al Parlamento la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale.
Da ultimo, prendo atto che nel dibattito pubblico si intensificano le congetture su scenari futuribili e su nuove maggioranze di governo, alcune delle quali mi vedrebbero personalmente coinvolto.
Ho assunto un alto incarico sulla base di una specifica maggioranza con un progetto di governo ben definito. Confido di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura, in modo da realizzare appieno l’ambizioso piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese.
Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini.
Posso compiere errori di valutazione e rivelarmi mancante nell’azione, ma è certo che sino a quando avrò responsabilità di governo mi batterò affinché tutti i cittadini possano recuperare piena fiducia nelle istituzioni di governo, e affinché le istituzioni, tutte le istituzioni, possano meritare questa fiducia. Su questo non transigo e mai transigerò.