Politica
Ue, passo falso di Meloni. E l'Italia ne esce indebolita. Votare contro Ursula è stato un grave errore
Si vedrà presto quali saranno le conseguenze, a livello internazionale e specificatamente in Italia, per la premier Meloni e per il suo partito
Meloni, votare contro Ursula von der Leyen è stato un grave errore. E ne pagherà le conseguenze
I passi falsi portano in un tunnel senza via d’uscita, anche nel precipizio. Forse illusa dai suoi precedenti successi, stavolta Giorgia Meloni ha commesso un passo falso, il peggiore che poteva commettere. Nella sua prova più importante da quando è premier in Italia, esce con niente in mano. Anzi, dopo il no a Ursula von der Leyen ancora premier con l’aiuto dei Verdi dati politicamente per morti e ora resuscitati, la premier del Belpaese esce politicamente isolata, ko.
Non basteranno i bla-bla delle interviste per recuperare i danni del voto contrario alla rielezione di Ursula. Non è stato solo l’incapacità di vedere la realtà per quella che è, la mancanza di strategia, la debolezza politica del proprio partito, i distinguo e le divisioni con gli alleati. Si tratta di errore politico. E gli errori politici si pagano.
Si vedrà presto quali saranno le conseguenze, a livello internazionale e specificatamente in Italia, per la premier Meloni e per il suo partito, quali saranno le conseguenze sulla stabilità del governo di centrodestra, già da mesi senza più il vento in poppa. Per adesso, Fratelli d’Italia piomba all’opposizione nel Parlamento Europeo, nell’angolo della politica che conta anche fuori dai confini continentali.
La premier italiana dice di aver agito da leader europeo, non da capo partito, attaccando: “E’ l’Ue che sbaglia strategia”. Ma siamo a Esopo, alla favola della Volpe e l’uva. Di fatto, Ursula von der Leyen è stata eletta senza che la premier italiana abbia toccato palla. Figurarsi il nostro Parlamento a piena maggioranza di centrodestra, solo spettatore, non si sa in quali faccende affaccendato. È la prima volta che il governo italiano non vota il presidente della commissione europea.
Per evitare questo rischio, Meloni avrebbe potuto e dovuto votare per Ursula. Comunque. Con i dovuti distinguo politici. Il voto a Ursula non avrebbe significato il consenso alla sua maggioranza o entrare automaticamente in maggioranza ma avrebbe potuto stabilire un costruttivo rapporto bilaterale tra governo italiano e Commissione. Va ricordato che von der Leyen non è presidente del consiglio come fosse in Italia. A Bruxelles ci si unisce e ci si divide pro tempore, a seconda dei dossier.
Certo, se a Meloni resta il rospo nel gozzo, a Ursula si apre una strada minata. Vista la debolezza della nuova “maggioranza Ursula” Meloni potrebbe esercitare un ruolo cuscinetto, di fatto rientrando nella stanza del potere dalla finestra dopo aver trovato sbarrata la porta d’ingresso. Non è detto, però, che la debolezza altrui porti a superare le proprie debolezze. Anzi, per Meloni, adesso il rischio è che si cada dalla padella alla brace. Niente è scontato.
Serve realismo. Giorgia Meloni dimostra ancora una volta i limiti della destra italiana: consenso per la salvaguardia delle posizioni politiche e ideologiche originarie, di fatto incapace di rompere con l’euroscetticismo e il sovranismo fino in fondo, priva nei fatti di una reale cultura di governo.
Il rischio, adesso, che ad essere isolata in Europa e, conseguentemente, nel mondo, non sia solo Meloni e il suo partito forte elettoralmente e debole politicamente, ma l’Italia. Da mesi, Meloni svolge un ruolo internazionale importante, con al centro l’Italia, su più fronti, non solo quello dell’immigrazione. Ora quel ruolo può perdere autorevolezza politica e istituzionale, mettendo l’Italia fanalino di coda su questioni decisive.