Palagiustizia Bari: l’imbarazzo, la bagarre e le scuse del Ministro Bonafede
Il Palazzo di Giustizia a Bari non trova pace.. Dopo le tende sotto il Ponte Adriatico, i sospetti sull'immobile scelto per il trasferimento. La nota di Stefanì
Il Palazzo di Giustizia a Bari non trova pace. Dopo l’ordinanza di sgombero per il rischio crolli del vecchio tribunale e il trasferimento ‘shock’ delle aule sotto le tende all’ombra del Ponte Adriatico, scoppia la nuova polemica che investe lo stesso ministro Alfonso Bonafede, per responsabilità oggettiva: l’immobile individuato, per il nuovo trasferimento, sarebbe di proprietà di un privato sospettato di aver prestato denaro ad organizzazioni criminali mafiose.
L’impressione è che l’Aula di Montecitorio non aspettasse altro. La bagarre è subito scoppiata, con l’apertura dei lavori sulla notizia con l’ipotesi della sospetta proprietà dell’immobile, avanzata da Repubblica. E si accende ulteriormente a causa dell’assenza del ministro Bonafede.
A trainare il coro di proteste sono i deputati dai banchi di Forza Italia e Partito Democratico. Da Maria Stella Gelmini - capogruppo di Forza Italia - che punta il dito sulla “fuga” dall’Aula del ministro, a Pierantonio Zanettin (FI) che minaccia l’ostruzionismo. Dall'ex Guardasigilli dem Andrea Orlando, che fa in tempo a chiedere alla maggioranza di fermarsi "Nel vostro interesse per uscire a testa alta dalla vicenda in cui vi siete infilati", fino a Marcello Gemmato (Fratelli d’Italia), che incalza il Guardasigilli: "È necessario un confronto con il ministro per chiarire subito le ombre che si stanno addensando sul Palagiustizia di Bari".
Una prima risposta di Alfonso Bonafede viene diffusa sul suo profilo Facebook: ""La procedura di individuazione dell’immobile destinato a ospitare gli uffici giudiziari baresi è stata eseguita nel pieno del rispetto delle regole, in maniera pubblica e pienamente trasparente. La commissione ha aggiudicato a chi ha ottenuto il miglior punteggio e sono stati avviati tutti i controlli previsti dalla legge. In seguito a quanto appreso da fonti di stampa, ho chiesto un ulteriore approfondimento. Ricordo a tutti che il decreto legge in discussione alla Camera non riguarda l’assegnazione dell’immobile, ma la sospensione dei termini per permettere lo smantellamento delle tende".
Solo nel pomeriggio il ministro, ‘obtorto collo’, sarà costretto a tornare in Aula per scusarsi con il Parlamento, per averlo bypassato sui social-network: “Premesso che non ricordavo un’Aula così sensibile ai temi della corruzione”, ha esordito con ironia Bonafede, “De vo ribadire che per me non è irrilevante la notizia pubblicata dalle cronache da Bari. Ho dato mandato agli uffici di fare tutti gli approfondimenti necessari oltre a quelli già fatti e previsti da una legge peraltro approvata dal Pd”.
Sulla vicenda interviene, con una nota, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì: "Al di là del merito della scelta, sulla quale abbiamo notizie vaghe poiché non abbiamo visto gli atti della ricerca di mercato, né le planimetrie dell’immobile di via Oberdan, nutriamo forti dubbi che questa soluzione possa rispettare i termini delle date che abbiamo davanti: il 31 agosto, per lo sgombero di Via Nazariantz e il 30 settembre, per il termine del decreto legge sulla sospensione dei termini".
"Crediamo che con queste procedure ordinarie, il 1° ottobre, salvo miracoli, non avremo una sede capace di ospitare gli uffici del penale", sottolinea Stefanì, "Abbiamo davanti il rischio dello spezzettamento degli uffici, con l’ipotesi di Modugno che torna a riproporsi : quando ci è stato detto che quella sede sarà presa in considerazione soltanto nell’ipotesi marginale che dalla ricerca di mercato non venga fuori un immobile sufficiente e idoneo, già immaginavamo che, con le procedure ordinarie, non si sarebbe stati in grado di scongiurare quella ipotesi. In tutto questo - conclude - la nostra più grande preoccupazione è per gli avvocati che hanno il diritto di riprendere a lavorare quanto prima".
(gelormini@affaritaliani.it).