Bufera Radicali tra debiti e appetiti del brand. La verità raccontata da Turco
L'accusa: “Il Partito Radicale non può essere un “brand” per fare i propri interessi”
di Valentina Renzopaoli
Radicali sfrattati dal Partito. “Ma quale sfratti ed espulsioni: per sfrattare è necessario che qualcuno occupi ed Emma Bonino, sono anni che non frequenta il Partito, congresso compreso. La questione è profondamente politica. Il Partito Radicale non può essere un “brand” per fare i propri interessi”.
Maurizio Turco, presidente della Lista Pannella, proprio non ci sta a passare per colui che si autoproclama erede di “beni al sole” che non esistono. E sceglie affaritaliani.it per spiegare cosa è realmente accaduto in casa Radicale.
Maurizio Turco, allora è vero che il Partito Radicale sfratterò dalla sede di Torre Argentina Bonino, Magi, Cappato e gli altri?
“Ma quale sfratto! Per sfrattare bisogna occupare un luogo e Emma Bonino sono diversi anni che non frequenta le sedi politiche del Partito Radicale, congresso compreso. Gli spazi occupati dalle associazioni sono occupati in virtù del fatto che il Partito Radicale si è indebitato per consentirgli di fare iniziative politiche anche a discapito della propria. Ma ora il Partito non può più permettersi di aumentare il debito, pertanto sarà la lista Pannella ad assumersi l'onere della sede. Avremo bisogno di spazi per la costituenda Fondazione Marco Pannella e per le numerose realtà associative che si stanno costituendo intorno agli obiettivi stabiliti dal Congresso”.
Senta, mi racconta cosa è successo?
“Il Partito ha un contratto di affitto per la sede di via di Torre Argentina con una società Spa che ovviamente non fa beneficenza. Nel 2015 era stato annunciato con largo anticipo che al 31 dicembre 2015 si sarebbe dovuto lasciare la sede per una questione di insostenibilità economica e finanziaria. Successivamente è stato comunicato che il Partito si sarebbe assunto l'onere di prorogare fino al 31 dicembre 2016. Poi ulteriormente prorogato al 28 febbraio 2017.
Il 1 settembre nella relazione al Congresso Nazionale avevo rilevato che sino ad allora non c'era stata una parola da parte delle associazioni "sul fatto che il Partito dal 31 dicembre dello scorso anno (cioè del 2015) ha disdetto il contratto di affitto della sede. Poi lo scorso 22 novembre, è stato mandato a tutto l'indirizzario una nota per spiegare quanto sarebbe accaduto. La lunga lettera della scorsa settimana che ha fatto così tanto clamore quindi non può essere certo considerata un fulmine a ciel sereno”.
Ma di quali associazioni parliamo?
“Parliamo innanzitutto di Radicali Italiani e dell'Associazione Coscioni costituite politicamente e finanziariamente dal Partito Radicale, che in questi mesi hanno a loro volta organizzato i propri congressi prendendo decisioni alternative in termini di agenda politica e contestando la delibera votata dagli iscritti presenti al Congresso del Partito Radicale”.
Cosa è stato stabilito dal Congresso?
“Il Congresso di settembre ha stabilito la linea e gli obiettivi politici del Partito e prendendo atto che condizione minima, tecnica e politica, per l’esistenza e l’attività del partito è il rientro dal debito e pone l’obiettivo del raggiungimento di 3000 iscritti nel 2017 e altrettanti nell’anno successivo. Il Congresso ha deliberato che laddove non si raggiungano i 3000 iscritti, siano attivate tutte le procedure atte alla liquidazione dell'attività del partito”.
A quanto ammonta il debito?
“Il Partito Radicale al 31 dicembre registra un passivo di 778mila euro a cui aggiungere un credito inesigibile di 207.000 euro per un totale di 985.000 euro. E nessuno si occupa di chi paga la luce, il telefono, l'affitto, nonostante alcune associazioni abbiamo bilanci opulenti”.
A chi si riferisce scusi?
“Abbiamo appreso casualmente che negli ultimi quindici mesi tra Associazione Coscioni e Non c'è Pace senza Giustizia e sia stata finanziata con 450mila euro dalla Fondazione Soros, di cui Bonino è membro dal luglio 2015. Di questi soldi, il partito non ha mai avuto notizia e quindi visto un euro. Pensavamo di stare sulla stessa barca, non sapevamo però che qualcuno aveva il salvagente e altri no”.
Quindi la vicenda dello sfratto non è vera?
“Le informazioni diffuse, soprattutto dopo un articolo apparso sul Corriere della Sera a firma Trocino, danno l'idea di una storia raccontata senza aver neanche letto la lettera. In sostanza, si inventa la storia dello sfratto, si capovolge il senso attribuendoci concetti espressi da altri. Rivendicazioni che vengono spacciate per supposizioni. Soprattutto l'operazione del Corsera ha violentato i fatti politici per derubricarli a fatti personali e spoliticizzarli. In realtà la frattura è solo e soltanto politica: i dirigenti delle associazioni non partecipano da anni alle riunioni del Partito Radicale. E l'agenda politica che queste associazioni hanno deliberatamente adottato è tutt'altra cosa rispetto agli obiettivi del Partito. A partire dalla soluzione prospettata per l'Europa”.
Senta Turco, lo sa che l'impressione che si ha dall'esterno è che il Partito si stia polverizzando?
“La verità è che stiamo facendo l'ultimo tentativo per salvare il Partito con le sue speranze e le sue ragioni, a dispetto di chi le ha già abbandonate. Qualcuno si è addirittura sbilanciato a confessare che ciò che gli interessa è il “brand Radicale”. E questo è inammissibile”.
Facciamo ancora una volta i nomi?
“Perché no: questa frase l'ha pronunciata l'ex segretario e pluri-parlamentare Roberto Cicciomessere”.
Il Partito Radicale si presenta alle prossime elezioni?
“Il Partito Radicale ha previsto espressamente nel proprio statuto che "non partecipa a competizioni elettorali" e questo sin dal 1989”.
Ma in realtà è successo qualche volta...
Dopo il 1989 è successo nel 2016 per le comunali di Roma e Milano. E' stata una violazione della prassi che vigeva dal 1989, ovvero che le decisioni si prendevano insieme e che le liste potevano certamente avere al proprio interno radicali ma non essere denominate in modo tale da mettere in discussione e in pericolo il connotato del Partito. E' successo semplicemente che quattro persone, Emma Bonino insieme a segretario, tesoriere e presidente di Radicali Italiani un giorno hanno convocato una conferenza stampa e presentato un simbolo con la scritta radicali e quattro striscette colorate. A Milano al primo turno hanno presentato esposti sostenendo che Sala era incandidabile ed Emma lo ha addirittura diffidato da usare foto insieme scattate durante l'Expo; al secondo turno lo hanno sostenuto e Sala ha nominato la Bonino "ministro degli Esteri di Milano" e nominato un assessore all'open data. Questo è un lungo rosario di fatti politici che si vorrebbe farli passare per personali”.