Roma

Centocelle, dall'Accattone a Baglioni. L'abecedario di resistenza al Pigneto

La recensione. Il libro di Pancrazio Anfuso fa parlare i muri di Centocelle agli occhi del lettore anche senza averli mai visti

di Patrizio J. Macci

Il quartiere romano di Centocelle raccontato dalla A di Accattone passando per la B di Claudio Baglioni fino alla T del Teatro omonimo che, purtroppo, non c’è più ma che nei suoi anni ruggenti ha visto esponenti del mondo artistico e culturali come Moravia, Dacia Maraini e Dario Fo.

È un atto d’amore che ha trovato la forma di un libro il lavoro di Pancrazio Anfuso “Centocelle Storie e luoghi del quartiere dalla A alla Z” pubblicato per i tipi di Iacobelli editore. Attingendo a fonti primarie sul luogo e al web l’autore racconta l’anima di un quartiere che ha resistito con tenacia a un Conflitto (il territorio di Centocelle fu bombardato per la presenza dell’aeroporto e rastrellato diverse volte) e al processo di gentrificazione del vicino Pigneto.

“Un grande reticolo di vie che s’incrociano ad angolo retto, in un fitto groviglio di palazzine di modesta fattura. Incrocio di anime diverse, con qualche Suv in garage e tante macchine vecchie ammassate sulle strade, in sosta selvaggia e in doppia fila, insieme alle Smart fighette, oppure in strombazzante marcia veloce e zigzagante, incuranti della precedenza da dare ai pedoni e mortificate dallo sfilare pirata degli scooter e delle moto che badano a far sentire il loro rumore.

Sono le stesse vie in cui passavano con i megafoni le macchine degli arrotini e quelle delle campagne elettorali, le vie che hanno visto cortei popolari, scontri con lacrimogeni, drammatici eventi della guerra, con nazisti e fascisti uccisi, rifugi antiaereo nelle vecchie cave di pozzolana, giovani morti d’ideologia, con accanto le processioni, nelle feste di parrocchia, e, oggi, lo stanco rituale delle bancarelle, pallida copia del mercato di piazza dei Mirti che per cinquant’anni, la mattina, ha colorato il quartiere con la sua spettacolare esplosione di voci e canti”. Così lo racconta l’autore nella prefazione dai toni appassionati di chi è nato e vissuto in quelle strade per più di quarant’anni e ne è ancora perdutamente innamorato nonostante tutto.

Uno spicchio di città che esiste oltre le notizie di cronaca che lo vedono spesso protagonista esclusivamente in negativo ma che, pochi lo ricordano, ha ricevuto la Medaglia d’oro al merito civile per il suo contributo alla Resistenza. Salvare le periferie significa innanzitutto restituirgli un cuore raccontando le loro storie e restituendo loro la memoria. A Roma fortunatamente dal punto di vista urbanistico si demolisce molto poco ma le storie dei luoghi si affievoliscono con la scomparsa dei protagonisti delle vicende e la mutazione delle attività commerciali; questo libro dotato dell’indice dei nomi e di una robusta bibliografia fa parlare i muri di Centocelle agli occhi del lettore anche senza averli mai visti.