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Roma
Comunali Roma, il dato è tratto: contro Raggi, in campo Bertolaso e Calenda

Elezioni Roma: Virginia Raggi mette il turbo, licenziando l'assessore Bergamo e dando uno schiaffo al Pd e si prepara a sfidare Carlo Calenda e Guido Bertolaso.

Perché sia a destra che a sinistra i candidati sono ormai definitivi e solo il “tatticismo” dei partito nega loro l'ufficializzazione. Succede per Guido Bertolaso tenuto sott'acqua da Giorgia Meloni che insiste nella melina perché tropo presa dalla crisi di Governo, e succede anche nel Pd, dove la convergenza su Carlo Calenda è stata già decisa a tavolino anche se la liturgia Pd prevede la formalizzazione a ridosso delle elezioni.

Proprio le elezioni cioè la data delle consultazioni ormai destinate a by passare la primavera per finire in autunno, sono il motivo per cui le candidature non vengono formalizzate. Il blocco di centrodestra si è “portato avanti col lavoro” definendo la griglia dei candidati al consiglio comunale, secondo la “spartizione” pesata sui sondaggi e sui voti storici, e lo stesso metodo è stato adottato per i consigliere Municipali e i candidati minisindaco. Un lavoro “facile” poiché sia Lega che Fratelli d'Italia hanno imbarcato molti dei reduci del Pdl, portatori di voti (ammesso che esistano ancora certezze sui classici pacchetti) ma in ogni caso vogliosi di rivincite e in attesa di un “rientro in grande stile” nella politica romana. Al netto della presentabilità di alcuni “personaggi”, il saldo sarà comunque attivo per via della grande energia che sono pronti a mettere in campo. E poi per Bertolaso è già pronta la Lista Civica: vecchi volponi della politica che hanno capito che l'ex capo della Protezione Civile correrà da solo mentre Lega e Fdi faranno da sponsor.

Diverso lo scenario nel centrosinistra. L'avviso di garanzia per abuso d'ufficio per la vicenda delle nomine nella Asl, ha tolto smalto a Zingaretti e il rischio di un rinvio a giudizio imminente, avrebbe il suo peso nella coalizione. Se non vuole concorrere per perdere, la tattica del centrosinistra è chiara: perdere tempo sino ad arrivare alla convergenza su Calenda come estrema ratio e secondo la regola: se dovesse vincere avrebbe vinto la coalizione, diversamente perderebbe solo Carlo Calenda. E se poi il leader di Azione dovesse farcela, meglio così: si toglierebbe dallo scenario nazionale dove crea più di qualche problema, soprattutto nel rapporto coi Cinque Stelle. Ancora una volta c'è da segnale che la politica si occupa di strategie e non di programmi. Poche idee e molto confuse.

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