Roma

Elezioni Roma: ci sarà anche la Democrazia Cristiana "originale"

di Fabio Carosi


Un tuffo nel passato tra i ricordi di piazza del Gesù, una lite per il marchio e per i beni che si trascina da anni e che ha riempito di faldoni una dozzina di Procure sparse per tutta Italia e il sogno di riportare lo scudocrociato in auge, addirittura con un candidato sindaco a Roma.
Ritorna la Democrazia Cristiana, "forte" di 2000-2500 tessere (anche nella Dc del Terzo Millennio la conta è affare complicato) e un sogno: portare quello che si autoproclama come uno degli eredi di Alcide De Gasperi direttamente in Campidoglio.
Nome e marchi sono quelli storici della Balena Bianca: lo scudocrociato. A chiedere un voto nel segno del passato e con la speranza di un futuro è Claudio Lozzi, 43 anni, dipendente dell'Anas, sindacalista di Fit-Cisl, socialmente impegnato con la onlus Altemeridia, con la quale cerca di salvare dalla povertà assoluta un migliaio di romani che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, spesso non hanno vestiti e molti di loro senza casa. Famiglie, gente "normale" che ha perso il lavoro e che è ad un passo dal perdere anche la dignità.
"Mi candido perché è necessario riportare in auge il simbolo nobile sulla scena politica - spiega Lozzi -; mi candido perché la mia è una battaglia per difendere cioò che ha rappresentatato e rappresenta questo simbolo per il nostro Paese. Sento ogni giorno l'adagio "si stava meglio quando si stava peggio", ed è vero la Dc ha dato da mangiare a tutti, chi è venuto dopo ha affamato molti e dato ricchezza a pochi".
Romanissimo, faccione simpatico e cordiale, ha fato via alla sua democristianissima corsa al Campidoglio con un bel congresso "alla romana", a La Rustica, e da lì è decollato la sua campagna elettorale "porta a porta". "Partiamo con i gazebo in tre Municipi da lunedì prossimo  spiega - ci saremo in IV, V e VI per raccogliere le firme necessarie alla candidatura, poi ci sposteremo piano piano in tutta Roma. In verità non abbiamo un soldo ma tecnicamente stiamo aspettando di rientrare in possesso del patrimonio della Dc che fu, a partire dal palazzo di piazza del Gesù. Abbiamo una sentenza che dice chiaramente che il patrimonio è dei tesserati del 1993 e li stiamo cercando tutti per fare il congresso".
Ascoltare le sue parole è come sfogliare un libro di storia che non ha mai l'ultima pagina, tant'è che ammette di essere il candidato di un partito dove resistono ancora le correnti "che sono un patrimonio di democrazia". Nato nella scuola di Giacomo Troja, per anni sulla scena nazionale e regionale o ora lucido sindaco ottantenne di Arcinazzo Romano, Lozzi è quanto di più verace Roma possa produrre. E il programma è una sintesi brutale: "Roma ha bisogno di una riqualificazione, Roma è nel degrado, Roma è in mano ai Rom; vogliamo telecamere per proteggere i nostri bimbi negli asili e gli anziani nei Centri; dove arrivano i soldi del Comune arriva Mafia Capitale e abolizione delle Coop malsane salvando i dipendenti".
Semplice, che parla alla pancia del popolo persino più della Lega e sostenuto dalla sua "macchina della solidarietà", la Onlus che assiste un migliaio di "senza niente" e che aderisce al Banco Alimentare, ha un sogno: "Spiegare ai giovani che non sanno e che hanno letto una storia fuorviante, cosa era la Dc e quali erano i valori che hanno costruito l'Italia del Dopoguerra". Quando i ragazzini invece della playstation e di Whatsapp andavano all'oratorio di di Don Bosco.

 


Nostalgico, lineare, qualcuno direbbe preistorico, fatto sta che fa sul serio per diventare sindaco di Roma. Chi vuole capire qual'è il suo elettorato di riferimento può guardare il suo video: in stile ortogonale alla tv-denuncia e con "stile libero" è entrato in alcune case dove abitano i romani "ai limiti della civiltà".