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Roma
Gazometro: l'ultimo sussulto vitale con Veltroni, nella "pazza notte bianca"

E' un’opera d’arte a cielo aperto, un monumento testimone della storia industriale del paese e di una Capitale in pieno sviluppo. Il Gazometro, tra Ostiense e Marconi, è il più grande impianto del genere in Europa: un suo “gemello” a Berlino, finì distrutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Costruito tra il 1935 e il 1936 dalla società tedesca Klonne Dortmund e dall’impresa Ansaldo di Genova, fu inaugurato nel luglio del 1937 quando a Roma era sindaco il fascista Pietro Colonna. Ha una struttura portante a gabbia circolare con 20 montanti e anelli di acciaio, misura oltre 90 metri di altezza e ha un diametro di 63 metri, pesa 3.000 tonnellate e ha una capacità di 200 mila metri cubi: una vera e propria cattedrale di ferro. Negli anni Trenta rappresentava un esempio di grande ingegneria che veniva usato per accumulare il cosiddetto “gas di città”, che veniva poi sfruttato sia per usi domestici che per l’illuminazione pubblica della Capitale.

A partire dagli anni Sessanta, con il progressivo completamento della metanizzazione della città e con l’evoluzione dei sistemi di distribuzione del gas, il gazometro fu gradualmente dismesso. Da allora sembra che il Comune si sia completamente dimenticato della sua esistenza, fatta eccezione per l’organizzazione della Notte Bianca del 2006 della Roma di Veltroni, quando la struttura divenne la base dell’installazione artistica di Angelo Bonello: 10 chilometri di fibra luminosa, composta da oltre un milione di led, vennero disposti sul corpo metallico del Gazometro. Una straordinaria scultura di luce si accese nello skyline della Capitale radunando migliaia di curiosi e turisti.

Ma dopo 12 anni, questa è ormai storia. Ora rimangono solo rifiuti e sterpaglie.

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