Roma

Il bar dei cinesi non assume italiani: “Arrivano tardi e chiamano i sindacati”

All'Appio Claudio il razzismo al contrario: “Le mie rumene ragazze sono perfette, al bar non voglio le romane”

Il bar è di proprietà di un cinese che lo fa gestire a una cinese. Con lei al banco e in cassa due ragazze. Una è una rumena bionda, l'altra è una rumena mora. All'Appio Claudio la scelta di non assumere italiani è chiara: “Non vogliamo ragazze italiane, creano problemi con l'orario e si danno sempre malate”.

Ecco il primo bar “de italianizzato e de sindacalizzato” di Roma, un “due locali all'Appio Claudio”, accanto a quel parco degli Acquedotti condannato ad essere ricordato più per l'esecuzione di Fabrizio diabolik Piscitelli che per la sua incredibile unicità di passato e presente di Roma.

Tavolini fuori lucidi, marciapiede lavato con candeggina, il bar è una via parallela a via, quartiere elegantissimo al confine col Tuscolano, e alla domenica mattina è un ritrovo di anziani col giornale, sportivi in attesa di mettere a dura prova i tendini sui percorsi del parco e persino appassionati di droni che prendono il sacro caffè prima di cimentarsi col volo radente tra i fornici dei sette acquedotti sovrapposti.

Il “capo” è una ragazza cinese minuta come tutte le cinesi a alla macchina del caffè c'è una ragazza rumena bionda bionda e con le spalle larghe. Sorride e spreme succo da polvere di caffè a velocità della luce, mentre la collega, anch'ella rumena è mora con le spalle piccole piccole ed è fulminea come lo sono tutti i “piccoletti” di statura.

La cinese non ha un nome comprensibile ma parla chiaro: “Perché non assumiamo italiani? E' semplice. Oggi è domenica e le mie ragazze sono arrivate alle 6,30. Alle 6,45 il banco cornetti era allestito e abbiamo iniziato a lavorare. Un italiano o una ragazza italiana avrebbero mandato un messaggio per dire che avrebbero fatto un po' tardi. Le mie sono sempre puntuali. E se chiedo loro di rimanere un po' di più, avrebbero fatto storie. Poi avrebbero chiamato i sindacati e nel mio bar io non voglio perditempo e piantagrane”.

Scusi ma lei è razzista?

“Sì ce l'ho con chi non ha voglia di lavorare, non rispetta il lavoro e non è preciso e puntuale. E molti di questi sono italiani, anzi: romane che pensano solo ad uscire la sera. Le mie ragazze rumene sono perfette”.

Nota di cronaca: la cinese dal nome incomprensibile è cinese di terza generazione e parla perfettamente romano. Il caffè in tazza, qui il vetro non si usa, è decisamente di qualità scadente. Ma il locale è sempre pieno.