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Roma
Il dopo Casaleggio dà il via alle faide. La Raggi è già nell'occhio del ciclone

di Marco Zonetti


La notizia della morte di Gianroberto Casaleggio – annunciata da tempo vista la grave malattia di cui soffriva - ha subito suscitato scalpore nel Movimento romano. La figura misteriosa di quest’uomo schivo, che viveva in una rarefatta atmosfera di mito e di voci più o meno sussurrate, ha sempre alimentato le disquisizioni più disparate, da chi gli attribuiva un complotto appoggiato dagli USA per impossessarsi del potere in Italia (o di contenere la rabbia popolare per mantenere lo status quo), a chi lo considerava una sorta di genio del bene incompreso dai non informati (o dai troll piddini, che nella galassia pentastellata sono la stessa cosa).
Comparso alla manifestazione “Italia cinque stelle” in gravi condizioni di salute nell’ottobre 2014 e ammalato da tempo, Casaleggio aveva già affidato molte responsabilità al figlio Davide, che – con il passo di lato di Grillo, vero o presunto – diventa a tutti gli effetti il leader ufficioso del M5S.
Il M5Ss nazionale lo piange, ovviamente, e a Roma alle lacrime si mescola anche qualche brivido di paura. Con la dipartita di Casaleggio e l’avvento ufficiale del figlio Davide, quale sarà infatti il destino dei suoi protetti romani? Ilaria Loquenzi – più volte sfiduciata dai parlamentari pentastellati e più volte ripresa per i bei capelli rosso ramati dallo stesso Gianroberto -  manterrà il suo posto alla Comunicazione o si ripeterà il suo destino di plurilicenziata a cinque stelle? Virginia Raggi, candidato sindaco fortemente voluto da Casaleggio, sarà depotenziata nella faida sotterranea che la contrappone agli sconfitti delle comunarie? E come influirà la morte di Casaleggio sul fatto che, proprio ora, la causa dei ricorsi di Antonio Caracciolo, Paolo Palleschi e Roberto Motta li ha visti vincere grazie al team coordinato dall’avvocato Lorenzo Borrè trovandosi annullate tout court l’espulsione e la rimozione dalla lista dei candidati alle comunarie del m5s capitolino?
Insomma, la scomparsa di Gianroberto Casaleggio, fra i vari “riposi in pace” che popolano le bacheche social di pentastellati e avversari, apre vari problemi colossali nel movimento nazionale e soprattutto in quello romano, impegnato più che mai nella corsa al Campidoglio con la Raggi e quindi già nell’occhio del ciclone.
Sopravviverà il movimento cinque stelle alla morte di uno dei suoi diarchi? C’è chi scommette di no, e sui social vari ex parlamentari pentastellati e giornalisti bene informati preconizzano già una “guerra tra bande” che distruggerà “il sogno” (che ormai è diventato una solida realtà all’interno delle istituzioni e per quanto riguarda i conti sempre più esorbitanti dei parlamentari) dall’interno.
Quanto a Gianroberto Casaleggio, di lui resta senz’altro l’aura di uomo enigmatico, forse meno sulfureo di quanto appariva, ma senz’altro la sua scomparsa prematura, seppur non inattesa, lascia diversi interrogativi sulla struttura interna del Movimento Cinque Stelle e sulle dinamiche di potere che ne costituiscono l’essenza. Se davvero era un “burattinaio” come veniva descritto, esisteranno senz’altro dei burattini, e sono sicuramente loro – al momento – quelli a patire di più. E non solo per il dolore.

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