Roma
Invenzione choc per annientare l'amianto. Eternit sciolto nello scarto del parmigiano
di Valentina Renzopaoli
Distruggere l'eternit con il siero di latte, sciogliendo la parte di cemento e liberando le fibre di amianto, che vengono poi decomposte con un procedimento che permette di riottenere le materie prime, magnesio e silicio. Sembra una magia, in realtà è il risultato di lunghi studi e ricerche scientifiche nel campo della chimica e delle biotecnologie.
Il metodo, alternativo a quelli utilizzati finora per l'inertizzazione dell'amianto, potrebbe rivoluzionare il concetto stesso della bonifica del micidiale materiale.
Norberto Roveri, docente di chimica all'Università di Bologna, a Roma per motivo di studio, sceglie affaritaliani.it per raccontare la genesi dell'invenzione, che sarà spiegata durante il convegno “La bonifica dell'amianto: un'economia che nasce, un territorio che risorge” organizzato dall'Osservatorio Nazionale Amianto, che si terrà l'11 luglio presso il Castelli di Ceglie del Campo, in provincia di Bari.
Il sistema, brevettato nel 2011, è stato realizzato dallo staff di studiosi della Chemical Center, società nata nel 2009 dall’iniziativa di un gruppo di docenti, ricercatori e imprenditori bolognesi, come racconta il fondatore Norberto Roveri: “L'intuizione nasce nei laboratori dell'università di Bologna, quando alla fine degli anni Novanta, al dipartimento di Chimica venivano portati per essere esaminati i campioni del terreno prelevati dai cantieri dell'Alta Velocità”. All'interno di quei campioni era presente amianto e così lo staff del professor Roveri ha deciso di studiare il materiale killer, riuscendo dopo circa un anno a ricreare in laboratorio le fibre sintetiche di amianto puro, formate da magnesio e silicio senza alcun tasso di tossicità. Poi il passo successivo: “Nel 2008 scoprimmo da una pubblicazione tedesca una ricerca sugli effetti del siero di latte sull'eternit e provammo a trasferire in ambito applicativo le conoscenza accademiche”. Secondo lo studio il siero di latte, ovvero la parte liquida che si separa dalla cagliata durante la caseificazione, avrebbe danneggiato proprio l'amianto. Gli scienziati della Chemical Center allora si mettono al lavoro fin quando gli esperimenti sembrano dare i risultati sperati. “Il sistema è apparentemente semplice: immergendo l'eternit nel siero di latte che è acido, si libera la parte di cemento, circa l'85% del totale. Le fibre di amianto – il 10% del totale – rimangono sul fondo e, a questo punto, con un reattore alla temperatura di 180 gradi, si ottiene la decomposizione delle fibre in magnesio e silicio. In sostanza si torna alle materie prime” spiega Roveri. Il sogno di distruggere eternit in modo sicuro, senza inquinare e a costi ridotti, ora può diventare realtà. E l'impianto che dovrebbe realizzare l'impresa dovrebbe sorgere vicino Lecce, dove esiste già una discarica per lo smaltimento di amianto.
L'iniziativa, che potrebbe creare un'opportunità tecnologicamente avanzata di sviluppo per il territorio, verrà spiegata durante il convegno organizzato dall'Osservatorio Nazionale Amianto. “Il convegno costituisce la prova che passare dalla protesta alla proposta si può e si deve" dichiara il presidente Ezio Bonanni. "E' impensabile sconfiggere un'economia secolare basata su facili, enormi guadagni, se non creando una opposta, concreta "economia di liberazione" dal veleno amianto, e favorendo la collaborazione fra diversi attori pubblici e privati, affinché tutti trovino interesse nella resurrezione dei territori inquinati”. Obiettivo: eliminare le "economie di rapina da bonifica" che trovano alimento nella timidezza istituzionale verso l'uso produttivo della scienza applicata.