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Roma
La grande abbuffata delle sagre: dalla Regione 1,2 milioni ai Comuni del Lazio

Sagra del cinghiale, del castrato, delle pesche: poi gonfaloni, feste degli emigranti; palio di ogni cosa per finire con un delirio di Santi che troverebbero spazio solo in piedi in un calendario da parete: benvenuti nel Lazio, la Regione nella quale l’estate mangereccia e ad alto tasso alcolico costerà qualcosa come 1, 2 mln di euro.

Una cifra incredibile che la Giunta di Nicola Zingaretti ha sparpagliato in 345 beneficiari tra Comuni e Pro Loco, secondo la logica che una bella festa di piazza non si nega neanche a Monte San Giovanni Campano (provincia di Frosinone) che se la merita perché tutto sommato il Natale 2022 è quasi alle porte.

Sagre del Lazio, le cifre erogate dall Regione

Prima delle elezioni amministrative appena concluse lo scorso 27 maggio la Giunta, su proposta dell’assessore al Turismo, Valentina Corrado, ha spedito ai colleghi assessori il budget previsto per la “Promozione regionale delle manifestazioni tradizionali”, quella piccola “manna” che ogni Comune del Lazio attende per rendere indimenticabile la settimana di Ferragosto, dando sostegno a ogni iniziativa, “soprattutto se se magna”. Sagre e fiere paesane che neanche l’algoritmo che governa i voli spaziali della Nasa riuscirebbe a mettere insieme e che, in totale, divora qualcosa come 998 mila euro trasferiti dall’Ente ai Comuni e 300 mila euro a soggetti privati.

Altro che Ente regolatore del territorio regionale. Quelle che dovevano essere le funzioni della Regione stabilite dal Titolo V della Costituzione riformata, sono state ridotte a una specie di bancomat dove i Comuni digitano il pin e prendono soldi. E non sono opere infrastrutturali come ponti, strade o altro, ma gigantesche mangiate collettive che a Trevignano Romano diventano la processione notturna in barca sul lago che se non incrociano le dita troveranno quasi prosciugato.

Meglio a Gorga (Frosinone) dove spudoratamente daranno il “Benvenuto all’estate” senza tante chiacchiere con ambulanti di caramelle, giocattoli cinesi spesso senza marchio CE e a Colli sul Velino (Rieti) dove in barba ai romani che li ammazzano, la sagra sarà dedicata al cinghiale.

E ogni anno - pure durante il Covid - la liturgia dell’abbuffata collettiva è sempre stata rispettate. Un po’ perché i paesi che ospitano i turisti hanno bisogno di una mano per l’intrattenimento estivo e natalizio; molto perché anche quest’anno la ripartizione dei fondi, oltre ad essere legata ai progetti, è sempre stata regolata del “cancelli alla burina”. Ogni Comune è collegio dei consiglieri regionali che “spingono” e premono per avere un pezzetto di cinghiale o "strengozzi” da dare in pasto agli elettori.

Succedeva quando alla Regione Lazio c’era il centrodestra, succede ora con l’ibrido Pd-Stelle e forse continuerà ad accadere. L’unica differenza col passato è la crisi economica e la siccità. Ragion per cui i turisti faranno grandi abbuffate di carboidrati e santi, ma è possibile che fare la doccia diventi un problema.

Leggi la delibera regionale del Lazio sulle sagre

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