Roma
La guerra delle sanzioni tra Europa e Russia che mette in ginocchio i mercati
Made in Italy in ginocchio. Perdite di 10 mld nell'export
La “guerra” delle sanzioni tra Unione Europea e Russia, e i provvedimenti continuano a colpire soprattutto l’export italiano e in maniera particolare le nostre eccellenze dell’agro-alimentare.
di Antonio Parisi
Questa la conferma evidenziata a Roma, nei giorni scorsi, durante il colloquio avutosi tra il vice presidente della Commissione Affari esteri della Duma, Alexey Chepa, ed il vice presidente del Senato della Repubblica, Maurizio Gasparri. L’incontro è stato promosso dalla Fondazione Europea di Sviluppo e Cultura KiAn, con sede a Bruxelles ed in diversi altri Stati dell’Unione Europea, rappresentata dal suo presidente, l’ex eurodeputato Fabrizio Bertot, imprenditore ed osservatore internazionale nelle più intricate questioni europee e del Vicino-Oriente.
“I dati del disastro per il nostro export – ha constatato il vice presidente del Senato Gasparri - sono stati evidenti sin dai primi mesi del reciproco embargo, tra Bruxelles e Mosca, quando si verificò, dati alla mano, che il danno per mancate esportazioni nel settore dell’agro-alimentare si avviava verso i 3,5 miliardi di euro”. Dopo tre anni di un ping-pong di ritorsioni commerciali reciproche tra Unione Europea e Federazione Russa, il mancato export italiano supera i 10 miliardi di euro.
Per quale motivo la “guerra delle sanzioni” sta penalizzando l’Italia?
“ La questione - spiega Chepa ad Affaritaliani.it – dipende dalla natura della risposta che il Governo del mio Paese è stato costretto ad adottare per rispondere alle sanzioni di Bruxelles. In particolare la Federazione Russa importa dall’Europa soprattutto prodotti freschi. Dunque proprio su questi si è concentrato il blocco: verdure, carni e prodotti lattiero-caseari. Si tratta proprio dei generi alimentari che rappresentano le eccellenze italiane. Occorre trovare una soluzione e i parlamentari della Duma, insieme con quelli italiani debbono confrontarsi per contribuire ad un ritorno alla normalità”.
In verità il danno per l’Italia è ben più grave perché, come afferma Bertot, bisogna considerare che in Russia per sopperire alla mancanza di prodotti nostrani, si sta cercando in maniera autarchica di creare delle imitazioni. Basti pensare alle migliaia di pizzerie che non ricevono più la mozzarella italiana che ora si sta cercando di produrre direttamente nella Federazione Russa. Per quanto riguarda la frutta e le verdure ci si rivolge a Paesi specializzati nel copiare il made in Italy. Sarà durissimo riconquistare queste quote di mercato, una volta terminate le sanzioni.
Ci si chiede se è possibile avviare una soluzione. “La questione – illustra Bertot - è strettamente connessa alle vicenda del ritorno alla madre patria Russa della Crimea (avvenuta nel 2014 ndr) e al complesso delle questioni ucraine su cui si stanno scontrando in una sorta di nodo gordiano, gli interessi degli Stati Uniti, della Nato, della Federazione Russa, dell’Unione Europea e della stessa Ucraina. Materie molto complesse e che conosco approfonditamente. Sono stato osservatore in Crimea durante il referendum per il ricongiungimento alla Federazione Russa e nelle repubbliche che chiedono l’autonomia da Kiev. Ad ottobre stiamo organizzando un incontro tra parlamentari Russi ed Italiani per cercare di dare un contributo alla soluzione. Si tratta di un confronto reso difficile dal fatto che molti parlamentari russi, i più influenti, sono stati inseriti in una lista nera, per cui non possono entrare nel territorio dell’Unione Europea. D’altra parte Silvio Berlusconi, il senatore Lucio Malan ed io, siamo i tre italiani non graditi in Ucraina occidentale. Secondo Kiev siamo amici di Mosca”.