La Massoneria attacca il Senato: “Ridateci le aule scippate dal Fascismo”
Il Grande Oriente d'Italia minaccia di aprire un nuovo “caso” storico
di Claudio Roma
La Massoneria del Grande Oriente d’Italia rivuole indietro “due stanzette” di Palazzo Giustiniani che gli furono strappate dal Fascismo.
La più numerosa comunione massonica d’Italia, chiede la restituzione di quanto gli è stato promesso e il Presidente del Senato non risponde. Latita. La questione, annosa, è quella del palazzo meglio conosciuto come Palazzo del Senato sede della “massoneria italiana” dal 1911 al 1925. Composto da oltre 400 stanze su sette piani, fu spogliato del suo contenuto con la violenza dalla squadracce fasciste ed espropriato da Mussolini con un decreto legge.
Dopo un’estenuante trattativa sviluppatasi in carteggi, denunce e atti giudiziari il Grande Oriente era riuscito a strappare la promessa della concessione di 120 metri quadri dove allestire un museo. L’accordo è stato firmato alla fine degli Anni ‘80 con l’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini. L’azione successiva, la riconsegna dei locali, non è mai avvenuta.
È venuta meno la volontà politica di dare seguito a un atto che - nessuno lo ha mai voluto ammettere - nelle segrete stanze fece in seguito storcere il naso a più di un politico. Purtroppo la parola massoneria in Italia viene troppo spesso confusa con periodi neri della storia italiana, vicende dense di trame oscure e segreti di stato impronunciabili.
Ora il Grande Oriente torna alla carica con un corposo dossier in formato libro cartaceo (Palazzo Giustiniani – Una questione ancora aperta FEFÈ EDITORE) dove per mano del Gran Maesto Stefano Bisi, sotto la supervisione scientifica del professor Carlo Ricotti, sono stati raccolti tutti i documenti del caso: lettere, atti legali, carteggi con i presidenti del senato, carte bollate. Un tira e molla che oramai va avanti da più di venti anni senza che si riesca ad arrivare a una soluzione. Un caso esemplare di malagiustizia, dove un patto firmato non viene rispettato e nessuno sembra poter fare nulla per il ripristino della legalità.
Lo spazio rivendicato (due stanzette al piano terra, facenti parte dello spazio in uso alla seconda carica dello Stato e al suo staff) verrebbe adibito a museo dove esporre, tra le altre cose, alcuni cimeli come il poncho indossato da Garibaldi. “Sarebbe più che altro una sede di rappresentanza”, ha detto il Gran Maestro Bisi alla presentazione del volume. “Un luogo per poter dimostrare a tutti che la massoneria opera alla luce del sole e per il bene delle persone, soprattutto dei più deboli e degli svantaggiati. Se proprio vogliamo essere precisi, siamo gli unici a non aver mai ricevuto un risarcimento per le violenze ricevute dai fascisti. Un accordo è stato raggiunto, chiediamo semplicemente che venga rispettato”.
Nel caso in cui il Senato non risponda anche a questa sollecitazione, il passo, al quale il GOI non vorrebbe arrivare, è una nuova azione giudiziaria. Sarebbe un caso clamoroso, superiore a quello in cui un creditore chiese il pignoramento del cavallo della Rai di via Teulada per una questione di fatture non pagate.