Roma

Marino, sussurro "dimissioni". "Il sindaco ormai è sotto choc"

"Distratto, pensieroso, quasi assente". Per l'entourage del sindaco sono giorni pesantissimi tant'è che più di qualcuno ha sentito volare nelle stanze del Campidoglio la parola "dimissioni".
Secondo alcune indiscrezioni provenienti da Palazzo Senatorio, la vicenda delle spese per le trasferte e la pressione mediatica e politica per la polemicha sulle fatture dei ristoranti, avrebbe convinto il sindaco a mollare Roma. Non tanto perché convinto di non riuscire a superare l'ennesimo tsunami, quanto per un senso di stanchezza e certo che l'immagine che ne esce dalla sua esperienza di governo possa segnarlo per il resto della sua carriera, non solo da politico ma anche da medico.
A raccontare l'amarezza con la qual Marino si aggira per le stanze del Campidoglio, "camminando a testa bassa" è uno dei dipendenti dello staff, persona vicina al sindaco "che ormai si confronta solo con l'assessore Alessandra Cattoi". Anche chi l'ha incontrato nelle varie riunioni, racconta di un uomo "sofferente", poco lucido e sempre distratto, tanto da ricordare "un pugile suonato". Da qui l'ipotesi di mollare e di far tornare al voto i romani. Sempre secondo l'insider, la strategia andrebbe a colpire soprattutto il Pd, reo di "non averlo difeso e supportato" e di aver voluto "commissariare la giunta" con gli inserimenti di Marco Causi al Bilancio e della mina vagante Stefano Esposito, assessore definito "fuori controllo".
Secondo gli "strateghi" del Campidoglio, il Pd avrebbe in mente di ricostruire il suo elettorato partendo proprio dal consenso politico che viene dal controllo delle ex municipalizzate e sarebbe questa la spiegazione che avrebbe portato il "creativo" Esposito e mettere le mani sull'Atac e il presidente Fortini a lanciare un'offensiva per il decoro e la pulizia. Nodi fondamentali, per dimostare la capacità del Pd di governare e rimettere a posto la città, partendo da rifiuti e trasporti, i settori in cui l'esperienza di Alemanno ha prodotto i guasti maggiori eincassare così un po' doi consenso e tentare di risalire la china dei sondaggi che vedono in testa e in crescita il Movimento Cinque Stelle.
Ma c'è di più. Sempre secondo alcune indiscrezioni, il Pd romano sarebbe diviso in due fazioni: chi vorrebbe che Marino lasciasse per azzerare gli eletti e ripartire anche rischiando di far governare Roma all'M5S e chi invece vorrebbe tenere botta sino a dopo il Giubileo e poi decidere. In mezzo c'è il premier Renzi, ormai distante da Roma quanto basta per non essere coinvolto a livello nazionale dal flop dell'ala oltranzista del suo partito. Se Marino cade, l'ui "l'aveva detto"; se Marino supera l'ennesima bufera, c'è tempo per rimettere le cose in ordine e sfrittare anche a Roma il consenso nazionale in crescita, piazzando un candidato del premier e non del partito.
Per ora le certezze di Marino traballano e il sussurro "dimissioni" si diffonde.