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Roma
Maturità: al posto del quizzone una prova divisa per indirizzo di studio

Maturità, addio al quizzone e spazio ,su alcune discipline specifiche, a una prova standard comune per tutte le scuole dello stesso tipo. E' la proposta del presidente dei presidi del Lazio, Mario Rusconi.

Scrive Rusconi: “Con la terza prova, detta anche quizzone, che si è svolta oggi gli scritti degli esami di maturità si sono conclusi. Per questo tipo di prova è stato l’ultimo anno, poiché dall’anno prossimo le prove scritte degli esami ritorneranno ad essere due, quelle più tradizionali, ovvero il tema d’italiano e la prova specifica per tipologia di indirizzo scolastico. La terza prova è stata, da sempre, certamente quella meno temuta dai ragazzi che l’hanno considerata molto più vicina alle loro aspettative, essendo non unica per tutte le scuole a livello nazionale, ma preparata dai docenti delle singole commissioni, e quindi condivisa tra i commissari esterni e quelli interni. Dal prossimo anno, il quizzone, cederà il posto alla valutazione del curriculum e all’esperienza conseguita con l’alternanza scuola-lavoro. Da qui la necessità per i ragazzi di costruirsi, soprattutto, negli ultimi tre anni il proprio curriculum fatto di meriti scolastici, di conoscenze approfondite, ma anche di esperienze formative con i progetti di alternanza scuola-lavoro proposto dalle scuole.

E aggiunge: “Sarebbe importante recuperare a livello nazionale, e su alcune discipline specifiche, una prova standard comune per tutte le scuole dello stesso tipo. Un confronto ulteriore per i ragazzi su particolari argomenti di alcune discipline, che abbia però un carattere unico e non com’è avvenuto finora individualizzato per ogni singola commissione. Un metodo, peraltro quest’ultimo, che ha disallineato sicuramente il carattere esclusivo nazionale che invece hanno le altre due prove scritte”.

Infine, conclude Rusconi: “Una prova di questo tipo, ma soprattutto fatta in questo modo, ridarebbe quell’effetto a sorpresa che i ragazzi con la terza prova non hanno perché, come spesso è accaduto, i commissari interni hanno portato in sede di formulazione della prova argomenti, domande e risultati trattati specificatamente con i ragazzi durante l’anno scolastico. Atteggiamento che se può sembrare d’aiuto ai ragazzi, favorendoli in qualche modo, in realtà ha creato in loro molto spesso aspettative fuorvianti”.

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