Roma

Sanità, liste d'attesa e mobilità passiva: Regione Lazio da incubo. Il dossier

L'ultimo rapporto di Demoskopika racconta la performance sanitaria del Lazio

di Donato Robilotta

Nonostante la propaganda della giunta Zingaretti le ultime indagini confermano che su liste di attesa e mobilità passiva ci sono dati allarmanti nel Lazio.

 

È quello che emerge dall’ultimo rapporto di Demoskopika nel report per il 2018 in merito alla  performance sanitaria che calcola l’indice di misurazione e valutazione dei sistemi regionali italiani.

Nel 2017 ben 13,5 milioni di italiani, pari al 22,3%, hanno rinunciato a curarsi per motivi economici e per le lunghe liste di attesa. Oltre 320 mila i viaggi della speranza.

In base all’indice di performance sanitaria (IPS) è l’Emilia Romagna la Regione in testa per l’efficienza del sistema sanitario. Guida un gruppo di regioni definite “sane”: Marche, Veneto, Toscana, Umbria e Lombardia.

Mentre il Lazio è terzo dopo il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige e prima di Liguria, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta, Abruzzo e Basilicata nel gruppo delle Regioni definite “influenzate”.

Cinque sono infine le regioni considerate “malate”: Campania, Sardegna, Calabria, Sicilia e Molise.

Ma il dato allarmante per il Lazio è quello della mobilità sanitaria passiva con un  meno – 290 milioni che colloca la nostra regione tra quelle di bassa classifica insieme alla Campania (- 302 mln) e alla Calabria (- 319 mln) quando la Lombardia sta a + 800 mln, l’Emilia-Romagna a + 360 mln, la Toscana a +150mln. Siamo superati persino dalla confinante Molise che sta a + 17 mln.

Questo dato è veramente allarmante perché è cresciuto a dismisura negli ultimi anni, e questo si evince  leggendo le tabelle pubblicate da Agenas sui saldi della mobilità sanitaria negli anni 2008-2015, nell’ambito del monitoraggio della spesa sanitaria. Infatti per la regione Lazio il saldo negativo nel 2008 era pari a – 63 mln, nel 2011 a – 55 mln, nel 2014  - 201 mln, nel 2015 a – 256 mln, nel 2017 è pari a – 290 mln.Anche una recente indagine dell’Istat dell’Aprile scorso sul monitoraggio della spesa sanitaria e sulla mobilità ospedaliera ha messo in rilievo che il Lazio è tra le Regioni che ha un basso indice di attrazione perché i flussi in uscita sono superiori ai flussi in entrata. Secondo questa indagine i principali poli di attrazione sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Toscana, il Veneto, il Trentino-Alto-Adige, il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto, l’Umbria e il Molise.

Tutto questo perché nel Lazio le liste di attesa sono lunghe e i cittadini vanno a curarsi nelle regioni limitrofe come il Molise e la Toscana.

Secondo il rapporto Rbm-Censis assicurazione salute, pubblicato qualche mese fa, la Regione Lazio è l’ultima per le liste di attesa. A fronte di un tempio medio di attesa, per l’erogazione di prestazioni sanitarie da parte del servizio Nazionale, di circa 55 giorni nel Lazio si registrano 83 giorni medi di attesa a fronte delle regioni del centro Nord come l’Emila e il Veneto (35 giorni) o la Liguria (33 giorni).

Numeri confermati anche dal recente rapporto dell’Osservatorio sui tempi di attesa nei sistemi sanitari regionali commissionato dalla Cgil funzione pubblica e condotto dal centro CREA sanità.

Ricerca che mette in rilievo che nel Lazio i tempi di attesa per prestazioni sono di 86,2 giorni per una visita oculistica, di 84,3 gg per una visita ortopedica, di 117,9 gg per un‘ecocardiografia, di 123 gg per un ecodopler venoso, di 123 gg per un’eco tiroide, di 175 gg per una colonscopia, di 158,4 gg per una gastroscopia, di 116 gg per un’elettromiografia e di 80 gg per una coronografia.

Dati che ci dicono una realtà diversa da quella che viene raccontata dal palazzo della regione; e anche sulla situazione finanziaria e sul tanto vantato risanamento le cose non stanno come raccontate, tanto che il bilancio di previsione per il 2018, appena approvato in giunta, conferma l’aliquota irpef al massimo di quanto previsto dalla legge (3,33%) e quella sanitaria all’0,5%. Cosa che smentisce l’uscita dal commissariamento tanto sbandierata dal Presidente della Regione.