Summit, stampa estera in rivolta: sequestrati sulla Garibaldi per 17 ore
Il Die Welt pubblica un articolo al vetriolo contro l'organizzazione del summit. Lettere di protesta a Palazzo Chigi
dal nostro inviato
Valentina Renzopaoli
A BORDO DELLA GARIBALDI - Il soggiorno sulla portaerei Giuseppe Garibaldi, in navigazione nel mare di Ventotene per il summit a tre, finisce con la “rivolta” dei giornalisti e la promessa da parte delle testate della stampa estera di inviare nelle prossime ore una lettera di protesta a Palazzo Chigi e alle rispettive ambasciate.
“Sequestrati” per 17 ore, “rinchiusi” nell'hangar della nave trasformata per l'occasione in sala stampa, e soprattutto, senza connessione con la rete. Un incubo per gli inviati che non sono riusciti a spedire video e filmati o a realizzare le dirette programmate.
Quando, alle due di notte e trenta di notte la nave ha finalmente attraccato al molo Pisacane di Napoli, in molti hanno gridato allo “scandalo”. “Molti di noi non hanno potuto spedire nulla di ciò che era stato realizzato, la banda a disposizione, circa 4 megabyte, è stata utilizzata e monopolizzata dalla Rai per le sue dirette”, ha tuonato la giornalista tedesca Constanze Reuscher che non ha resistito alla tentazione di spedire in rete un articolo al veleno pubblicato dal suo giornale Die Welt, contro un'organizzazione che avrebbe sottratto ai protagonisti della comunicazione la possibilità di comunicare. “Ci siamo sentiti comparse di un evento di cui non abbiamo vissuto quasi nulla”, aggiunge. Gli fanno eco alcuni colleghi di altre testate estere: “Non abbiamo potuto avvertire le nostre redazioni di che cosa stava avvenendo e di dove eravamo finiti”.
E poi c'è stato il piccolo imprevisto di un ritorno a dir poco ritardato rispetto al programma: secondo la scaletta della giornata, la nave avrebbe dovuto attraccare al porto di Napoli in tarda serata, intorno alle 23.30, mentre a quell'ora si era ancora in letteralmente in alto mare.
I leader Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande se la sono presa comoda e, dopo il summit, hanno cenato a bordo della Garibaldi, e i loro elicotteri sono decollati dal ponte di volo quasi due ore più tardi del previsto. Circostanza che ha impedito all'equipaggio di riprendere, nei tempi previsti, la rotta e la navigazione alla velocità di crociera. D'altra parte, su una nave militare e nell'era della massima allerta, tutto ci si può aspettare meno che i rigidissimi protocolli vengano infranti.
Si sono poi aggiunte condizioni climatiche sfavorevoli con un forte vento da sud est che ha rallentato il gigante del mare.
E mentre nei tiggì passavano le immagini del summit più spettacolare degli ultimi anni, sospeso sull'acqua blu del mediterraneo, di fronte alle scogliere più belle delle isole pontine, dentro la pancia della nave si consumava “l'isteria” collettiva degli operatori della comunicazione, che alla fine di una lunghissima giornata hanno scoperto di non essere imbarcati su una nave da crociera, nonostante l'accoglienza da resort e il cocomero servito nei vassoi del buffet.