Vita da procuratore/ Cassano, Palladino, Rosina: si racconta ad Affari Giuseppe Bozzo, l'agente dei campioni dai 'piedi buoni'

L'avvocato
Giuseppe Bozzo

Di Giordano Brega

Vita da procuratore , cellulari che squillano ogni ora del giorno: giocatori, presidenti e giornalisti che scatenano l'assalto quotidiano. A caccia di notizie, contratti, accordi che stanno per nascere o non si faranno mai. Vita da procuratore, come quella di Giuseppe Bozzo, 40enne avvocato di Cosenza ("La mia squadra nel cuore") noto al mondo del pallone per essere l'agente di Antonio Cassano e dei giocatori dai piedi buoni, da Palladino a Rosina, genietti dell'Under-21: "Non potrei assistere un giocatore che non ha i piedi buoni. E' una scelta... un vezzo", spiega ad Affari. E gli scappa una risata. Quanti aneddoti. Soprattutto su Cassano: dalla stretta di mano con Sensi che chiuse i sogni di Inter, Milan e Juve, alle tante voci sul carattere difficile di Antonio: "Una bugia. Lui non è un ipocrita e ne ha pagato le conseguenze sulla sua pelle". Momenti difficili? "Ai tempi della Roma dovemmo superare la diffidenza di tutti sul fatto che Antonio non avesse firmato un contratto con la Juventus". Poi il passaggio a Madrid: "Avvenne perché il Real non si può rifiutare...". Ma con l'addio di Florentino Perez...

L'intervista

Come nasce l'idea di diventare procuratore di calciatori?
"La mia passione per il calcio esplode ai Mondiali di Spagna del 1982. Compro ininterrottamente i quotidiano sportivi da quei giorni, ormai sono passati venticinque anni... Ho visto nascere la professione di procuratore attraverso i mezzi di comunicazione, ho cercato di abbinare la passione e questo mestiere. Anche perché non la interpreto solo una mediazione, ma cerco di assistere i miei clienti a 360°. Non solo per la parte sportiva, ma anche per quella fiscale, legale, contrattualistica, tutti gli aspetti che riguardano la vita di un calciatore e la sua famiglia. Volendolo fare così non puoi avere venti giocatori, ma devi sceglierne pochi e farlo bene".

Quand'è che ha iniziato la professione?
"Nel 1996. Essendo di Cosenza avevo molti assistiti di quella squadra, ad esempio l'attaccante Tommaso Tatti, con cui sono diventato amico anche al di fuori del calcio. E poi ho puntato su ragazzi emergenti: il giovane Cassano, Perrotta, Modesto, e via dicendo. Ho avuto un po' di abilità e tanta fortuna, visto che molti di loro adesso giocano in serie A e nelle Nazionali".

Alessandro Rosina (AP)

Li ha scoperti prima che diventassero famosi...
"Valuto molto la personalità e il carattere, prima ancora che le qualità tecniche. Ho conosciuto tanti ottimi calciatori, ma non assistiti da una altrettanta forte capacità di superare i momenti di difficoltà. Limitati dalla mancanza di carattere e di reazione".

Come inizia il suo legame con Antonio Cassano?
"Ricordo che già a sedici anni c'era una fila incredibile di procuratori che lo seguivano... Lui oggi per me lui è una persona speciale, un amico".

(SEGUE - Su Cassano, "Ai tempi della Roma dovemmo superare la diffidenza di tutti sul fatto che Antonio non avesse firmato un contratto con la Juventus")

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Si dice di lui: un talento dal carattere difficile...
"Solo per chi non lo conosce, in realtà io gli dico spesso 'tu non sei un ipocrita'. E nella vita spesso non c'è spazio per chi non lo è almeno un po'. Antonio è una persona di altri principi: un generoso. Non farebbe nulla per guadagnarsi le simpatie di qualcuno attraverso un bluff . E ne ha pagato le conseguenze sulla sua pelle".

Qual è la cosa più falsa che si è detta in questi anni su Cassano...
"Se ne sono dette così tante che non ci starebbero in un libro. Molte erano cattiverie, a volte ci siamo dovuti tuttelare legalmente, in altre abbiamo preferito mediare. Meglio non ricordarle neanche, perché mi fa solo dispiacere".

Qual è stato il momento più difficile per lei e Cassano in questi anni?
"Ai tempi della Roma dovemmo superare la diffidenza di tutti sul fatto che Antonio non avesse firmato un contratto con un'altra società...".

Antonio Cassano (AP)

La Juventus...
"Esatto. Tutti lo davano per certo. Invece non era vero e lo si è dimostrato. Non avevamo tradito nessuno e quello che si scriveva erano cose non vere, che hanno fatto male sia a lui che a me come professionista, non ho mai cercato di superare nessuno e finché c'era stata la possibilità di firmare un contratto con i giallorossi non ho cercato accordi con altri. Per questo oggi mantengo ottimi rapporti con la società".

L'affare che le ha dato più soddisfazione?
"Tutti te la danno perchè si conclude un progetto. Per questo non ce n'è uno in particolare".

Beh, tornando a Cassano, di sicuro i suoi due trasferimenti sono stati fortissimi dal punto di vista mediatico...
"Non c'è dubbio. Sono stati tribolati: avevamo la stampa , bisognava dribblare, creare uno schermo. E poi sono state due grossissime soddisfazioni. Il passaggio al Real Madrid...".

Un vero e proprio evento...
"Là ogni volta che c'è un trasferimento è come se girassero un film: all' arrivo in aereoporto 200 giornalisti , la presentazione al Bernabeu, la foto con i dirigenti, lo stadio, il pathos che si sente. Poi è chiaro che tanti altri trasferimenti mi hanno in qualche modo gratificato in modo professionale".

(SEGUE - La scelta spagnola: "Il Real non si può rifiutare".  Poi l'addio di Florentino Perez... I piedi buoni di Rosina, Palladino, Modesto, Belmonte)

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A Madrid le aspettative forse non sono state all'altezza dei risultati...
"Antonio all'inizio ha avuto un piccolo infortunio ed è arrivato lì fuori condizione. Poi quando è tornato in forma aveva anche segnato un gol importante nel derby con l'Atletico Madrid".

Forse l'addio di Florentino Perez cambiò le cose...
"Era l'uomo che l'aveva acquistato. Un po' Cassano ha pagato anche questa situazione. Quest'anno però aveva iniziato bene, quando ha giocato ha sempre dato il suo. Ultimamente in una partita molto importante per lo stesso Capello - che poteva segnare anche il suo destino - ha dato al 90' l'assist decisivo a Higuain nel derby con l'Atletico Madrid".
 
Non solo Cassano. Con altri due talenti del calibro degli azzurri Under-21, Rosina e Palladino com'è nato il suo rapporto?
"Intanto sono ottimi professionisti le cui qualità tecniche le ammiravo anche quando non erano miei assistiti. Giovani, piedi buoni e in un ruolo che mi piace particolarmente. Mi sono presentato a loro quando ho saputo, attraverso i giornali, che per varie ragioni non avevano più un procuratore".
 
Cassano, Rosina, Palladino, lei ha una predilezione per i giocatori dai piedi buoni...
"Io ho anche un terzino sinistro come Modesto (della Reggina, ndr) che quest'anno ha realizzato 2 gol e consegnato sette assist ai compagni di squadra. E un difensore centrale nel giro dell'Under-21, come Belmonte (gioca nel Bari, ndr) a cui dico sempre che ha dei piedi importanti. Non potrei assistere un giocatore che non ha i piedi buoni (ride). E' una scelta... un vezzo (ride)".

Raffaele Palladino (AP)
Qual è il presidente con cui si è trovato meglio in questi anni?
"Ho una simpatia per Franco Sensi. Concludemmo una trattativa con una stretta di mano: era il mio primo trasferimento importante e quello fu il suggello di un accordo che arrivò successivamente. A lui sono legato da stima e affetto. E poi ci sono altri patron che ho la fortuna di apprezzare. Come Lillo Foti (Reggina), con cui ho un rapporto di reciproca correttezza. Ma anche Campedelli (Chievo) e Matarrese (Bari)".
 
Parlava della stretta di mano con Sensi per Cassano. In quel momento tutta Italia, Milan-Inter-Juve in primis, volevano Antonio. Come mai in quel momento sceglieste la Roma?
"Lui amava particolarmente quella città e voleva giocare con Totti, il suo idolo. Questo ha inciso tantissimo nella decisione. Poi la Roma su di lui aveva programmi importanti su di lui".

E la scelta di Madrid...
"... fu perché il Real non si può rifiutare. E' uno dei 4-5 club al mondo che non si possono rifiutare".

Dove si vede da qui a dieci anni?
"Sicuramente nel calcio. Vedremo come questo sport cambierà, perché bisogna essere un po' camaleonti e adeguarsi. Il ruolo dell'agente muterà. Come esiste il family banker, ci sarà una sorta di 'family office'. Un manager, agente, avvocato, con pochi clienti, privilengiando la qualità. Lasciando la quantità a società che si occupano di mediazione e trasferimenti".

Alcuni suoi colleghi sono passati da procuratore a direttore sportivo, Stefano Antonelli in questi giorni ha assunto il ruolo di amministratore delegato del Torino. Lei non pensa a una trasformazione di questo tipo?
"No farei mai il d.s. perché non mi piace. Se mai dovessi scegliere punterei su un ruolo più dirigenziale. Mi piacerebbe, ma in un futuro lontano...".

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